LUCCA. Un osservatorio sul crudele fenomeno dell’avvelenamento di animali. Una pratica brutale e tristemente diffusa, con casi sempre più frequenti di animali, da quelli domestici a quelli selvatici, uccisi dalle esche avvelenate, o con polpette che nascondono lamette o chiodi. Un problema di sanità pubblica, tanto che anche il ministero della Salute, con un’ordinanza del 13 giugno scorso, ha ribadito l’attenzione verso un fenomeno che purtroppo risulta ormai radicato anche nella realtà locale. Sulla questione il servizio veterinario dell’Asl Toscana nord ovest, ambito di Lucca, ha creato un osservatorio in grado di monitorare i casi di esche avvelenate in animali domestici e selvatici. Tra l’altro, il rilascio di esche avvelenate nell’ambiente costituisce anchje un pericolo per la popolazione umana, in particolare per i bambini, per l’ambiente stesso che ne risulta contaminato e per ogni specie animale, domestica o selvatica, che ne viene in contatto.La (triste) realtà locale. Sono proprio gli animali le principali vittime di questi eventi criminosi e il fenomeno è in aumento, come risulta anche dai dati elaborati dal Dipartimento della Prevenzione dell’Asl Toscana nord ovest, con fino a 20 casi segnalati in un anno. E c’è da dire che purtroppo questi dati rappresentano solo la punta dell’iceberg, e nascondono una realtà ancora più grave, costituita da situazioni di avvelenamento che sfuggono alla registrazione in quanto non denunciati o non diagnosticati. Ciò può accadere per vari motivi: perché le vittime sono animali domestici scomparsi, perché si tratta di animali selvatici o semplicemente perché le esche recuperate rappresentano una minima parte di quelle rilasciate in ambiente.

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