A volte, non vorrei altro che passare con Milo tutto il giorno. Starcene abbracciati sul divano sotto il plaid, come ormai di rado riusciamo a fare al sabato, la delusione nei suoi occhi identica alla mia. Al mattino, adoro quando mi lava il viso di baci, farmi mordicchiare le dita – anche se quando s’infervora devo essere veloce a scansare la mano, sennò sono morsi veri. In questi giorni Milo ha compiuto cinque anni, e da quando è arrivato non so più immaginare la mia vita senza lui. Ho avuto tanti animali da ragazza, ma di nessuno, per l’età, ero mai stata madre. Milo mi ha resa madre quando non pensavo più che avrei avuto un figlio, mi è stato accanto negli anni del dolore e della malattia. Mi ha resa anche una persona migliore, perché quando sei single, e magari fai pure il mio mestiere, il mondo ruota intorno a te, mentre con Milo sono meno egoista, ho scoperto la gioia di dedicarmi totalmente a qualcuno. E se oggi quella carriera per cui ho tanto lavorato sta finalmente dando un po’ di frutti, io sono, sarò sempre, soprattutto la mamma di Milo.

Siamo ossessionati dai nostri gatti, chiede il New Yorker in un video spassoso? Forse, ma è una gran bella ossessione. Nel video per la rubrica Obsessions “How Cats Tamed Us” (Come i gatti ci hanno addomesticati), Abigail Tucker, autrice di The Lion in the Living Room – titolo che sembra scritto apposta per Milo, con la differenza che lui è una pantera -, spiega che non siamo stati noi ad addomesticare i gatti, ma il contrario, e la nostra relazione con loro è una sorta di takeover, come quando un’azienda rileva il controllo di un’altra – nel nostro caso, un takeover niente affatto ostile. I gatti, insomma, hanno via via preso il controllo, e siamo gatto-dipendenti. Il gatto è il nostro capo, vero tiranno a volte, e hai voglia le lusinghe.

Quella umana-felina, spiega Tucker, è una coesistenza della quale sono da sempre stati i gatti a decidere i termini. Gatti che si sono addomesticati da soli, scegliendo la prossimità agli umani come strategia di sopravvivenza, e provvedendo a contagiarli con un parassita uno dei cui sintomi, scherza Tucker ma non troppo, è l’attrazione ai gatti. Com’è, come non è. La scienza studierà per sempre quest’animale meraviglioso di cui sappiamo ancora soprattutto stereotipi, cercando di razionalizzarne il fascino e forse non riuscendovi mai, tanto sono esseri superiori. Nel mondo si stima ci siano oltre un miliardo di gatti, e non fanno che aumentare. Perciò, se vi sembra d’esser schiavi dei gatti, ossessionati, conclude il New Yorker, c’è una sola cosa da fare: arrendersi a loro (e prenderli sempre, sempre da un rifugio, mai comprarli).

P.S. Al New Yorker, comunque, devono essere ossessionati pure loro, perché negli stessi giorni, di storie sui gatti, ne hanno pubblicato anche altre due. Una, “Morsi the Cat”, un lungo racconto sugli anni successivi alla primavera araba in Egitto visti dagli occhi di un gatto.

4 maggio 2018 (modifica il 4 maggio 2018 | 07:47)

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