Via le code e via le orecchie per essere più belli. Il business del ritocco sui cani di razza, per renderli più competitivi nelle mostre, coinvolge padroni e veterinari consenzienti. Sono loro, infatti, a eseguire interventi chirurgici sugli animali, per presentarli al meglio ai concorsi, nonostante una norma lo vieterebbe.

Scrive Repubblica:

Con la legge 201 si ratifica la Convenzione europea animali da compagnia del 1987 che vieta “interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non curativi”. In particolare si proibiscono “il taglio della coda, il taglio delle orecchie, la recisione delle corde vocali, l’asportazione delle unghie e dei denti”. Fatta la legge trovato l’inganno. Basta presentarsi alle esposizioni con un certificato veterinario che dichiari i “motivi curativi” delle amputazioni e tutto fila liscio Centinaia di infezioni, traumi, ferite da aggressioni giustificano i bisturi.

Al momento sono 900 i certificati al vaglio dei 102 ordini provinciali della Fnovi, la Federazione nazionale ordini veterinari italiani. Tra questi Repubblica cita il caso di un mastino napoletano, che, stando a quanto scritto dal suo veterinario, sarebbe rimasto impigliato nel filo spinato, costringendo il medico a sottoporlo a una conchectomia bilaterale: il taglio di entrambe le orecchie. Tutto questo poco prima di partecipare a Milano alla World Dog Show.

Difficile che un cane come questo possa essere lasciato libero in campi di filo spinato. Costa infatti fra i 1000 e i 2000 euro da cucciolo, con la prospettiva di valere 70-80 mila euro dopo aver ricevuto peremi in varie expo

Da gennaio 2015 Fnovi e Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana) e Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani), hanno aumentato i controlli i per mettere fine al trattamento.

“Non voglio considerare colleghi quelli che firmano certificati dichiarando il falso”, dice Francesco Orifici, medico veterinario dell’Anmi, “I 900 certificati raccontano purtroppo che ci sono professionisti che si comportano in modo schifoso”. Con lui anche Carla Bernasconi, vicepresidente nazionale della Fnovi: “Questi atti sono una sconfitta per la rispettabilità della professione”.

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