modello anatomico maialeSi sta creando una generazione di studenti snowflakes. Nel Regno Unito la policy delle avvertenze sta riscuotendo l’attenzione del mondo accademico.
Avvertenza agli studenti ‘snowflakes’ in Medicina Veterinaria: lavorerete su animali morti. E’ uno dei trigger warnings che alcune università britanniche stanno dando ai loro studenti- verbalmente o per iscritto- per informarli di quanto li attende a lezione. L’elenco dei trigger warnings (ad esempio gli studenti di medicina devono essere avvertiti che vedranno sangue, quelli di archeologia che saranno esposti all’osservazione di scheletri reali e corpi umani mummificati) sta facendo discutere la stampa britannica.

Il principio ispiratore è una forma di tutela dagli shock, attraverso un aumento della consapevolezza dei contenuti reali del loro percorso universitario.
Per alcuni si tratta anche di una risposta al fenomeno della cosidetta generazione ‘snow flakes’ (alla lettera ‘fiocchi di neve’)  scarsamente attrezzata a sopportare gli aspetti più aspri e duri della realtà dentro e oltre le aule universitarie. Per altri, i trigger warning contribuiranno al contrario a rendere la generazione dei Millennials più fragile ed eccessivamente sensibile. E’ il caso dell’oxfordiano professor Timoty Garton Ash, secondo il quale gli eccessi del ‘political correct’ comprometteranno la libertà di pensiero. “Le Università- scrive- dovrebbero essere spazi liberi (safe spaces) con “standard diversi” di pensiero e di parola- ha dichiarato.
Commentatori più drastici, da centri universitari che non condividono la policy delle avvertenze, l’hanno bollata come “ridicola”.

La Scuola di Medicina Veterinaria di Glasgow ha invece adottato la policy dei trigger warnings. Una spiegazione di questa scelta può essere data dalla prevenzione delle lamentele da parte degli studenti che – da regolamento universitario- possono presentare formali rimostranze anche per l’esposizione a situazioni urtanti una “highly sensitive nature”. Ma un portavoce dell’Università di Glasgow la motiva diversamente: “Abbiamo – rifersce a The Telegraph-  il dovere assoluto di avere premure per tutti i nostri studenti e quando si ritiene che il materiale didattico possa destare disagio o preoccupazione, è giusto avvertirli”.

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