Venerdì, 09 Ottobre 2015 17:08

Luciano PizzettiCon l’ok del Governo, il Senato ha approvato l’ampliamento delle materie che possono essere devolute alle Regioni. Accolto odg per ridurne il numero.

Ieri il Senato ha approvato un emendamento di Francesco Russo (Pd), riformulato e fatto proprio dal governo, che amplia le materie che possono essere devolute dallo Stato alle Regioni a statuto ordinario. L’emendamento aumenta le materie  includendovi anche le “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali” e il commercio con l’estero.
Il ddl Boschi prevede che “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, possano essere attribuite alle Regioni, su loro richiesta, e se hanno i conti a posto, con una legge approvata da entrambe le Camere. Tale devoluzione, nel testo approvato dalla Camera, riguarda la giustizia “limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace”, l’istruzione, le politiche attive del lavoro e all’istruzione e formazione professionale, la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, e il governo del territorio.

Il Senato ha approvato anche l’articolo 31 del ddl Boschi, che riscrive l’articolo 117 della Costituzione, vale a dire l’assetto federale dello Stato, con l’eliminazione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni. E’ prevista una specifica “clausola di salvaguardia” a tutela dell”unità giuridica o economica della Repubblica o dell”interesse nazionale. In altre parole, in caso di una minaccia una legge dello Stato potrà regolare anche in materie di competenza legislativa regionale. La riforma inoltre modifica la ripartizione di competenze tra Stato e Regioni fissate dall”articolo 117 della Costituzione (frutto della riforma del 2001) recependo anche l”orientamento espresso dalla giurisprudenza costituzionale in occasione dei conflitti interpretativi che hanno contrapposto in molte occasioni lo Stato alle Regioni. A regime, lo Stato sarà responsabile esclusivo del coordinamento della finanza pubblica, di alcune politiche (come quelle ”attive” del lavoro, della promozione della concorrenza e della disciplina dell”ambiente e delle infrastrutture strategiche). Parallelamente all”ampliamento delle competenze dello Stato, viene soppressa la competenza legislativa “concorrente” attualmente ripartita tra Stato centrale e Regioni.

L’esecutivo ha accettato anche un ordine del giorno di Raffaele Ranucci (Pd) che “impegna il governo a prendere in considerazione prima dell’entrata” in vigore del ddl di riforma, “l’opportunità di proporre attraverso una speciale procedura di revisione costituzionale, la riduzione delle Regioni”.
Ranucci aveva proposto, nel suo ordine del giorno, di ridurre le Regioni “ad un numero massimo di dieci”. E’ quindi intervenuto per il governo il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti che ha accolto il documento a patto che fosse eliminata l’indicazione del numero massimo di dieci. Essendo fatto proprio dal governo, l’ordine del giorno non è stato posto ai voti.

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