Con l’arrivo dell’estate gli articoli che annunciano diete miracolose aumentano esponenzialmente e, purtroppo, anche le sperimentazioni su animali che promettono soluzioni rapide e indolori per capire sindromi come l’obesità che vede coinvolti oltre il 20% dei bambini nel nostro Paese, con un incremento del 2.5% in soli 5 anni.

Ricerche  non condivisibili perché condotte su topi per ottenere dati non applicabili all’uomo o risultati già noti da tempo, che abituano il lettore ad accettare il modello sperimentale animale come quello di riferimento e lo illudono che basti una pillola per essere sani e magri.

Ne è un esempio l’investigazione italiana che porta la firma della Fondazione italiana fegato (Fif) nei laboratori dell’Area Science Park di Trieste, già negativamente nota per sperimentazioni su animali, dove cuccioli di topo sono stati alimentati con una dieta ad alta percentuale di grassi e aggiunta di fruttosio nell’acqua, in modo da ricreare artificialmente lo sviluppo di steatosi epatica e obesità infantile. 

Ci chiediamo: come può un giovane di topo con flora batterica intestinale, comportamento e genetica radicalmente diversi da un ragazzo essere un buon modello sperimentale? Anche dal punto di vista del piano alimentare, l’aggiunta di fruttosio all’acqua può minimamente mimare l’esposizione di un adolescente a bibite confezionate, merendine e farine raffinate?  E cosa dire del coinvolgimento psicologico che spinge la nostra specie verso questi cibi, soprattutto un bambino che non ha coscienza di ciò che mangia?

Le steatosi epatiche, oltretutto, sono facilmente diagnosticabili e studiabili nel campione umano che volontariamente si offre alle analisi ospedaliere, diventando una fonte attendibile per la nostra specie, senza sperperare tempo e denaro per una ricerca che può a malapena salvare il topo, spesso oggetto del test.

Michela Kuan
Responsabile Area Ricerca Senza Animali

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