17.09.2018 – 09.34 – Continuando sull’argomento dell’articolo precedente, gli “animali domestici”, di seguito ho voluto trattare l’abitudine di dar da mangiare da parte di
appassionati cittadini ad animali non domestici che coabitano nella nostra città, in prevalenza gatti “randagi” (così sono definiti i gatti senza padrone dalla Legge Quadro n. 281/91), ormai adottati e perfino a volte raccolti in vere e proprie colonie censite dagli uffici preposti. Rimarco sempre il concetto che l’attenzione si indirizza soprattutto sull’educazione e la civiltà di noi cittadini e non sulla responsabilità degli animali in quanto tali.

Molti condomini provvedono, come gesto di affetto, a portare sistematicamente cibo ai gatti del loro quartiere; molti però poi non provvedono alla pulizia degli spazi comuni condominiali quali giardini e/o dei marciapiedi in prossimità del portone d’entrata dell’edifico, provocando quindi problemi di igiene e fastidi vari, fra i quali un caso accaduto in un condominio che amministro, che sinteticamente riporto.

Una signora amante dei gatti, non condomina tra l’altro, provvede con cadenza quasi giornaliera ad alimentare una numerosa colonia ancora non censita, sulla proprietà priva del condominio; all’appuntamento non giungono più solo i gatti da lei tanto amati, ma anche aggressivi gabbiani e “cornacchie”!
I gatti ormai scappano ed il cibo viene divorato dai volativi, costringendo la signora ad una lotta impari con quest’ultimi nel tentativo di difendere il pasto dei suoi “animali condominiali”.

Il risultato è che tutte le macchine del posteggio in prossimità della zona “mensa” sono imbrattate. e il solo passaggio pedonale è diventato pericoloso per i condomini che vorrebbero tornare a casa, andare a lavoro o solo stazionare nel loro giardino / posteggio; difatti i gabbiani, animali molto territoriali, si sono impadroniti della zona collocandosi sui lampioni stradali a sentinella del passaggio e sui balconi dell’edificio utilizzandoli come proprio nido. Nel caso specifico un altro soggetto, inoltre, questa volta inquilino del condominio, oltre sicuramente ad essere molto meno educato, ha preso l’abitudine di lanciare cibo ai gabbiani dal balcone, per integrare la dieta somministrata dalla signora dei gatti.

Cosa si può fare per risolvere questo problema?

In primis, al condomino che getta cibo dal balcone viene inoltrata una lettera di diffida in cui lo si invita a non farlo più, dopo aver distribuito a tutti i condomini una circolare più generica ed essendo a seguito di ciò lo stesso stato indicato quale responsabile di detta azione.
Nel caso specifico, infatti, l’art. 674 del Codice Penale recita: “Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a duecentosei euro.”
Inoltre, anche nel regolamento condominiale era previsto detto divieto, però senza essere indicata alcuna sanzione pecuniaria; con difficoltà, quindi, ma sembrerebbe con efficacia, l’azione di far smettere il soggetto e di portarlo a recedere dalla sua abitudine di alimentazione volante ai gabbiani si compie.

Mentre per la signora non condomina, che combatte contro i gabbiani in difesa dei suoi amati gatti, viene allertata la polizia locale con idonea denuncia, dimostrando con documentazione fotografica lo stato di pericolo venutosi a creare per i condomini e la scarsa igiene conseguente sia per la presenza concentrata dei volatili nella zona che a seguito della somministrazione di cibo per i gatti.

La Legge Quadro n. 281/91 a riguardo prevede quanto segue:

  • è vietato maltrattare i gatti che vivono in libertà;
  • i gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo;
  • i gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili;
  • le associazioni protezionistiche possono, d’intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza.

Le persone autorizzate alla gestione delle colonie devono altresì rispettare le norme igienico-sanitarie, per quanto riguarda in particolare le modalità di somministrazione del cibo ai gatti, avendo cura di evitare che rimangano avanzi e che il suolo pubblico – come su quello privato – possa risultate insudiciato. È possibile segnalare la colonia compilando l’apposita scheda “Segnalazione per il censimento dei gatti che vivono in libertà”, disponibile anche presso il Canile Sanitario. Per gli eventuali problemi igienici, di collocamento casette rifugio, o per l’accreditamento di nuovi referenti di colonia, ci si può rivolgere all’Ufficio Zoofilo del Comune di Trieste, mentre per la presenza di gatti ammalati si può contattare il Canile/Gattile Sanitario.

In conclusione quindi, meglio sarebbe lasciare alla loro vita non domestica quei gatti cittadini che per il loro istinto troveranno di cosa alimentarsi in natura come hanno fatto per lungo periodo prima dello scoppiare di questa “abitudine”; certo, invece, sia per compassione che per questioni igienico-sanitarie diventa importante vigilare sul loro stato di salute, chiedendo aiuto e segnalando situazioni anomale agli uffici preposti sopramenzionati, limitandosi quindi per esternare l’affetto al gatto triestino a una semplice carezza, premurandosi prima di comprendere se il gatto sia disposto a riceverla.

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