dominoE’ personale veterinario che da anni lavora per la PA “senza i più elementari diritti: maternità, tredicesima, premi di produttività, versamenti previdenziali, ferie, malattie”.
Lo dichiara il Presidente della Fnovi, Gaetano Penocchio che spiega: “I medici veterinari che lavorano come co.co.co nella Pubblica Amministrazione stanno vivendo un momento di particolare difficoltà. Da gennaio 2017 non sarà più possibile prorogare questo tipo di contratti ed il futuro di questi colleghi appare liquido”.

Si valuti per loro “ogni soluzione contrattuale percorribile”- scrive il Presidente Fnovi- il Paese non può permettersi di perderli, sono le nuove leve, quelle che per definizione hanno più energia, più entusiasmo, un approccio innovativo. Sono una risorsa in cui il sistema ha già investito”.

Sono decine i medici veterinari che si trovano in queste condizioni occupazionali fa notare la Fnovi: lavorano negli IIZZSS, nei PIF, nelle Regioni e nelle ASL, gestiscono i focolai di Bluetongue, svolgono le indagini epidemiologiche nei focolai di Brucella, elaborano i flussi dati per la West Nile, lavorano nei mattatoi per la ricerca di Trichinella, garantiscono una costante presenza nel Comitato Tecnico Interregionale, la struttura che coordina le attività di emergenza a sostegno degli allevatori interessati dai recenti sismi dell’Italia centrale.

Questi Medici Veterinari sono “esclusi dal CCNL e  non rientrano nelle piante organiche, nonostante svolgano il proprio lavoro per funzioni istituzionali del sistema sanitario nazionale indispensabili a garantire standard di attività in sanità animale e sicurezza alimentare”- conclude Penocchio.

Niente più co.co.co nella Pubblica Amministrazione. Lo stop è contenuto nel Jobs act. Il divieto nel pubblico impiego scatterà il 1 gennaio 2017 (un anno più tardi rispetto alla stretta imposta nel lavoro privato).  Le nuove regole saranno presentate a febbraio nel testo unico sul pubblico impiego.  Il ministro della PA Marianna Madia ha dichiarato che l’obiettivo è di mettere fine al precariato, lasciando ipotizzare stabilizzazioni a concorso. In assenza di misure transitorie, dal 1 gennaio si prospetta una situazione di incertezza per circa 40 mila contratti in essere. L’Inail ha individuato una transizione con la conversione delle collaborazioni in contratti a tempo determinato.

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