Martedì, 16 Febbraio 2016 08:27

scienzato“Nessuno ama utilizzare il modello animale ma purtroppo non è ancora sostituibile in decine di migliaia di ricerche”. Iniziativa in Senato per un recepimento fedele alla Direttiva europea.

Nel dibattito sull’impiego di animali a fini scientifici scendono in campo i ricercatori e gli esperti di ‘Research 4 life‘, iniziativa italiana di ‘Science Advocacy’ che punta ad accendere i riflettori sulle opportunità rappresentate dalla ricerca biomedica e sugli ostacoli che incontra. Una comunicazione antiscientifica e un recepimento nazionale infedele alla Direttiva Europea sono al centro delle preoccupazioni dei ricercatori ma anche di numerosi senatori.

Allineati con la Senatrice Cattaneo- Il tema della sperimentazione animale è sempre acceso. Gli scienziati di Research4life si allineano con le dichiarazioni della Senatrice Elena Cattaneo  e precisano che “laddove scientificamente giustificato, gli sforzi sono diretti” verso un impiego crescente di metodi alternativi, “come testimonia la continua diminuzione degli animali coinvolti”, e spiegano che “tutti i pazienti hanno il diritto di potersi avvalere di terapie messe a punto e testate secondo quelle che sono le migliori procedure esistenti che, ad oggi, comprendono il modello animale”. Non garantire ciò, sottolineano, “sarebbe immorale”. “Dispiace – si legge nella nota diffusa dal segretario generale di Research4life, Giuliano Grignaschi – dover constatare che, ancora una volta, l’opinione (che riassume peraltro il pensiero della quasi totalità dei ricercatori biomedici) di una ricercatrice di fama mondiale quale è Elena Cattaneo viene contestata con argomentazioni e termini non corretti.

Urgenti le problematiche del recepimento– Intanto, le Commissioni Affari e e Sanità di Camera e Senato hanno concluso l’esame della Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea nel 2016, approvando un parere che ritiene “necessario e urgente affrontare le problematiche legate alle modalità di recepimento, nell’ordinamento interno, della normativa europea in materia di sperimentazione animale (direttiva 2010/63/UE)”. L’atto, approvato dalla Commissione, sottolinea in particolare che occorre prestare maggiore attenzione alla ricerca scientifica e clinica, in particolare nel settore biomedico: essa deve essere adeguatamente sostenuta, garantendo, inoltre, la tempestiva erogazione dei fondi per la ricerca indipendente.
Nel corso della seduta il Sen. Lucio Romano ha anche annunciato che sottoporrà all’Ufficio di Presidenza, nella prima occasione utile, la proposta di organizzare, insieme con la Commissione Politiche Ue, un convegno sulle tematiche della sperimentazione.

I limiti del recepimento nazionale –
Per Grignaschi, il decreto legislativo 26/2014 va contro i principi dell’ordinamento europeo e “mina la formazione di intere categorie di futuri scienziati e crea una serie di condizioni che mettono seriamente a rischio il futuro della ricerca italiana rispetto agli altri Paesi europei”.
il divieto nazionale di utilizzo di animali per le ricerche su sostanze d’abuso – rileva Researc4Life – causerà la conclusione di qualsiasi ricerca volta a indagare i meccanismi di azione di tali sostanze, le quali stanno diventando sempre più diffuse, con effetti devastanti, in termini di danni permanenti (ad esempio, la sindrome da astinenza neonatale, causata dall’utilizzo di sostanze stupefacenti/farmaci durante la gravidanza). Più in generale, sarà messa in pericolo la ricerca sui disturbi alimentari, quali la bulimia e l’anoressia.
– inoltre, vieta l’utilizzo di animali per gli xenotrapianti (art.5, comma 2, lettera d), molto utilizzati per terapie sperimentali per patologie molto gravi, tanto da essere considerati una tecnica di routine in qualsiasi laboratorio di ricerca biomedica a livello mondiale. A causa di questo divieto verrebbe impedita la prosecuzione delle ricerche finalizzate alla generazione di organi perfettamente compatibili con l’organismo ricevente (umano) da destinare quindi ai trapianti di organi nell’uomo, a partire dall’inserimento mediante iniezione di cellule staminali indotte in un animale ospite e si impedirebbe la produzione di valvole cardiache biologiche derivate da maiale, bloccando le cure delle stenosi aortiche e delle valvole cardiache danneggiate.
– il decreto legislativo di recepimento, inoltre, proibisce l’utilizzo degli animali nelle attività di formazione universitaria, ad eccezione di quella di medici e medici veterinari. Gran parte degli esperimenti nei laboratori viene eseguita però da biologi, farmacisti, biotecnologi, a cui verrà negata una adeguata formazione durante gli studi universitari.
– vieta infine l’allevamento di cani, gatti e primati non umani (che rappresentano comunque solo lo 0,1% degli organismi modello utilizzati in Italia), non prevedendo tuttavia il divieto di loro utilizzo sul territorio italiano.

Una petizione per l’attuazione fedele della Direttiva UE– Più di 3.200 cittadini, tra cui molti ricercatori, studenti, pazienti e loro familiari, assieme a 37 Enti pubblici e privati (Università, Istituti di Ricerca e Associazioni di Pazienti), hanno sottoscritto la lettera, promossa da Research4Life, indirizzata alla Commissione europea, DG Ambiente, finalizzata a chiedere che venga valutata attentamente la normativa nazionale sulla sperimentazione animale, affinché venga uniformata a quella dell’Unione Europea. E’ necessario, infatti, a parere di Research4Life e di tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa che l’Italia ritorni sui suoi passi e adotti la Direttiva 63/2010/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici nella sua versione originale, eliminando quelle restrizioni che non consentono ai nostri ricercatori di indagare su soluzioni per bisogni di cura ad oggi insoddisfatti.

pdfSENZA_I_TEST_SUGLI_ANIMALI_LA_MEDICINA_FALLISCE.pdf3.03 MB

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