Roma, 4 gennaio 2016 – Non sarà certo un esposto in procura da parte degli animalisti a fermare il ciclone Vittorio Sgarbi e il suo “capre” urlato a gran voce a chiunque (a detta sua) se lo meriti. E affida a un video postato sul suo seguitissimo profilo Facebook le sue intenzioni.  “Dirò capre quante volte voglio”, mette in chiaro con l’Aidaa, l’Associazione italiana difesa animali ed ambiente che pochi giorni fa ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ferrara per verificare se l’uso del termine ‘capra’ “sia un incitamento al maltrattamento di animali”.

Nel video, in pieno stile Sgarbi, il critico d’arte si lascia prima andare a un lungo ‘excursus’ filosofico, in cui gioca sul filo dell’associazione tra le parole ‘Cane’ e ‘Dio’. Per poi arrivare a una prima, ‘colorita’ conclusione: “Essendo voi cani e non capre, avete rotto i c…, i miei. Quindi – attacca – intendo dire che dirò capre quanto voglio con ciò ritenendo di non offendere né la capra né l’uomo”.

Tripudio di like per il post, con oltre 38mila pollici all’insu e più di 6mila commenti, per lo più di entusiasmo. Perché i fan del critico sono un esercito, a cui piace la sua personalità a dir poco scorretta. E soprattutto a cui piace farsi chiamare “Capre”, come lui stesso prosegue nel video. Che dire ‘capra’ non sia un’offesa, spiega “è documentato da un fatto: che mentre le capre non possono chiedere di essere chiamate uomini né lo vorrebbero, molti uomini mi chiedono di essere chiamati capre. Non è che io li insulti”. Il critico racconta come in tantissimi quando lo incontrano gli chiedano: “Mi può dire capra professore mi può dire capra? Sgarbi, mi può dire capra? Dica capra al mio amico”. Poi conclude con una piccola perla di insolente saggezza: “Quindi uomini invocano di essere chiamati capra, nessuna capra invoca di essere chiamato uomo, ma voi siete dei cani”. 

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