“Avvocato, solo una cosa le chiedo. La vede questa foto? Ecco, lui si chiama Denis, ha 5 anni ed è la mia vita. Non mi importa granché della separazione, mi creda. L’unica cosa che chiedo è che Denis stia con me”. Non vi nascondo la mia sorpresa quando la signora mi mostrò la foto del suo Denis, un setter irlandese, effettivamente molto bello. Io-abituato a combattere tutti i giorni per questioni come eredità, case, barche, figli – ero alle prese con una signora che, con voce rotta dalla commozione, mi supplica di aiutarla a far rimanere il suo cane con lei. Pensai a uno scherzo. Ma quando mi resi conto che, nell’ora di tempo che era stata nel mio studio, per 45 minuti aveva parlato di Denis e 5 del marito, capii che era tutto vero.

Se volete sapere come è andata a finire, vi dico che dopo una non semplicissima trattativa, si arrivò a un accordo consensuale: Denis venne affidato a entrambi i coniugi. Come un figlio a quattro zampe, vedeva i “genitori” secondo un calendario ben preciso ed entrambi concorrevano alle spese per il suo mantenimento. Sì, si litiga per cani e gatti. Ma anche per pappagalli, pesci e tartarughe. Se pensiamo che una famiglia su due possiede un animale domestico, non è difficile capire perché- soprattutto quando le coppie non hanno figli – il cane o il gatto diventano un bene preziosissimo da preservare.

Ogni anno in Italia almeno 4.000 coppie in procinto di separarsi o divorziare si scontrano proprio per avere l’affido del proprio animale domestico. Da quando è entrata in vigore la legge sul divorzio, invece, sono stati circa 500mila i cani- e altrettanti i gatti – coinvolti nelle cause di separazione e divorzio. Esiste un tribunale degli animali, un servizio specialistico gratuito di consulenza legale al quale possono rivolgersi tutti coloro che possiedono un animale. Secondo l’Associazione italiana difesa animali e ambiente, lo scorso anno sono state più di 20mila le richieste di consulenza avanzate alle associazioni che si occupano di animali, mentre sono 2mila le persone che ogni anno si rivolgono all’Aidaa per chiedere un parere per le cosiddette scritture private, con un incremento del 55% rispetto allo scorso anno. Non sempre però, il giudice tiene conto di questi pareri: di solito le scritture private vanno a buon fine se c’è accordo nella coppia. Anche perché i provvedimenti devono tenere conto di una serie di situazioni, che vengono valutate caso per caso.

Va da sé che, se invece di “scannarsi”, marito e moglie riuscissero a trovare un accordo, sarebbe la soluzione migliore non solo per il loro sistema nervoso ma anche per le loro tasche. Ma la coppia italiana sembra essere istintivamente proiettata alla lotta, anche quando il rapporto tra costi e benefici non risulta conveniente. Infine, senza voler fare sciocchi parallelismi con i figli, bisogna ricordare che vale la regola del buon senso, anche con gli animali domestici coinvolti nelle separazioni: non trattarli come ostaggi, come bottini di guerra. Anche in questi casi, l’equilibrio è sempre la scelta migliore.

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