eu blu cardSedici mesi. Tanto ha impiegato una azienda brianzola specializzata in integratori e farmaci per animali, per stabilizzare l’agente di commercio in Medioriente. Sate Kasouha, il veterinario siriano assunto dalla ditta di Sulbiate, ha ricevuto l’attesa «Carta blu Ue», il permesso di soggiorno che, secondo le norme dell’Unione europea, può essere accordato ai cittadini extracomunitari che svolgano professioni di alto livello. La prima richiesta è partita nell’agosto del 2014», ricordano alla Doxal.

«Le norme sono inadeguate e non fotografano la realtà che vogliono organizzare», osserva Maurizio Bove, degli uffici milanesi dell’Associazione nazionale Oltre le frontiere (Anolf) della Cisl. «Ci sono diverse complicazioni – insiste il sindacalista – che inibiscono l’uso da parte delle aziende». La stessa Doxal aveva valutato l’ipotesi di proseguire nel decennale rapporto di collaborazione con il professionista, dopo che le richieste inoltrate al ministero dell’Interno erano rimaste senza risposta. Ma alla necessità di controllare meglio l’area mediorientale, che contribuisce in modo decisivo alla metà del fatturato che l’azienda realizza all’estero, si è sommata la situazione precaria del veterinario e della sua famiglia, residenti a Homs, città sotto attacco. Così, dopo aver rifatto la pratica quest’estate, l’ufficio risorse umane ha cercato sponda nei sindacati e nella Prefettura di Milano.

La «Carta blu Ue» è uno strumento poco utilizzato. Il ministero dell’Interno stima che tra il 2012 (anno di istituzione) e il 2015 siano arrivate 1.311 richieste, ma solo 625 persone l’abbiano ottenuta. Di queste, precisa la Cisl, il 36,3% opera in Lombardia. L’iter, che si effettua via internet, è complicato e prevede, tra le altre cose, il riconoscimento dei titoli di studio da parte dell’ambasciata italiana nel Paese di residenza del lavoratore (che a Kasouha è costata una triangolazione da Homs a Damasco fino a Beirut). (fonte)

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