Hank, un giovane Pit Bull, è nel braccio della morte. Negli Stati Uniti è accusato di un crimine che non ha commesso, è stato identificato come “animale pericoloso” e il suo destino è l’eutanasia. Per salvarlo è stata promossa una petizione che ha ormai raggiunto i 360 mila firmatari. Intanto si trova recluso in una gabbia.  

Nell’aprile del 2016 Hank è sul terreno dei vicini e sta giocando con alcune capre. Non c’è nulla di strano: il Pit Bull è cresciuto in quelle zone ed è abituato ad avere a che fare con questi animali. All’improvviso la madre di Hank attacca il gregge, uccidendo le capre e ferendo anche un pony. 

Le immagini riprese da una webcam dimostrano che Hank – che è lì vicino – non è coinvolto in quanto accaduto. Per di più il Pit Bull non ha sangue sul muso, come dichiarato da alcuni testimoni e confermato anche da una foto che lo ritrae sull’auto della polizia mezzora dopo il fatto. 

Accusato dal padrone delle capre, Hank viene destinato all’eutanasia. Giudizio che di fatto non cambia neppure quando viene scagionato dalle immagini del video. Chi lo aveva accusato torna sui suoi passi e ne ammette l’innocenza, ma non basta: ormai il Pit Bull è ritenuto pericoloso e il suo destino sembra segnato. 

Nel frattempo però Hank è stato adottato da una nuova famiglia che neppure conosceva la sua storia. Gli fanno visita ogni giorno, sperano che il clamore di internet e le tante firme sulla petizione possano servire per scongiurare un assurdo errore giudiziario: in gioco c’è la vita di un cane innocente. 

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