Lunedì, 20 Luglio 2015 12:40

giuseppe ruoccoL’Italia ha sviluppato, a partire dagli anni Sessanta, un sistema di controlli sul cibo che oggi propone come modello per i Paesi finora meno sensibili al fenomeno della contraffazione.

Al convegno internazionale sui crimini alimentari- organizzato a Expo 2015 dal Ministero della Salute, da quello delle Politiche agricole e dall’Arma dei carabinieri- Giuseppe Ruocco, direttore generale  per l’igiene e la sicurezza degli alimenti del ministero della Salute, ha spiegato che l’obiettivo è quello di creare una rete mondiale contro le frodi alimentari.

“Il nostro modello – ha detto il Direttore Generale- sul piano operativo è efficace proprio perché prevede la collaborazione di veterinari, medici che si occupano della salute umana e ispettori che si occupano della salute dei prodotti e della sicurezza alimentare nelle stesse strutture. Questo ci consente di avere un dialogo più forte”.

Per Giuseppe Ruocco, i controlli che si fanno in Italia sul cibo e sugli animali sono un patrimonio di tutta l’Ue. “Abbiamo sul territorio centinaia di migliaia di controlli all’anno, con almeno 100.000 campionamenti con analisi di laboratorio, abbiamo una lunga sfilza di controlli o ispettivi o anche con analisi in tutta la rete di circa sessanta uffici periferici del ministero che opera alle frontiere. Abbiamo quindi un patrimonio anche di strutture che quotidianamente consente l’ingresso di prodotti, molti dei quali non sono neanche destinati al mercato italiano, ma a quello comunitario. Quindi noi riusciamo a contribuire in modo significativo anche alla sicurezza dei nostri concittadini europei”

“Almeno il 60% delle malattie degli uomini proviene dagli animali – ha aggiunto- quindi se non si cura il benessere degli animali aumenta il rischio di malattie. Molte malattie degli animali potrebbero essere trasmesse attraverso il cibo, quindi controlli sul cibo possono consentire poi di risalire eventualmente ad allevamenti che non siano in ordine o viceversa. Per questo un dialogo costante, una vicinanza tra soggetti che si occupano di questi aspetti, non è una cosa banale perché in molti posti non c’è e quando c’è va utilizzata ed è un pregio perché consente un’efficacia maggiore”.

La questione ogm- Il tema degli organismi geneticamente modificati fa fatica a introdursi nel dibattito sulla nutrizione in corso a Expo 2015, ma quando ci riesce non passa inosservato. E’ il caso dell’intervento del commissario europeo alla sicurezza alimentare e alla salute, Vytenis Andriukaitis, che ha puntato l’indice contro quei Paesi, come l’Italia, che vietano la coltivazione sul proprio territorio di piante Ogm, ma poi importano ogni anno milioni di tonnellate di prodotti transegenici. Questo atteggiamento, ha detto a margine di un convegno nel padiglione dell’Unione europea, “è populismo. Forse questi Paesi hanno un doppio standard”. A suo parere la proposta di regolamento adottata dalla Commissione lo scorso 22 luglio, che consente agli Stati membri di vietare l’utilizzo di alimenti e mangimi geneticamente modificati sul proprio territorio nazionale, è comunque “una buona base giuridica” di partenza.

Pronta la replica dell’Italia, che con il direttore generale Giuseppe Ruocco, ha ribadito la posizione del governo: “Certamente è un tema che non può essere ignorato, però le soluzioni che la Commissione sta proponendo in questo momento vedono il nostro governo prudente rispetto a una accoglienza perché, soprattutto la decisione di lasciare ai singoli Paesi ogni decisione in merito, creerebbe ulteriori disparità di mercato che non è quello che bisognerebbe cercare di avere”.

L’Italia sta dunque ancora studiando il dossier, ma conferma di non avere in questo momento una posizione del tutto favorevole alla proposta della Commissione. Per entrare in vigore il provvedimento deve comunque ancora passare dal Parlamento europeo e dal Consiglio. (fonte askanews)

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