Lunedì, 04 Aprile 2016 13:05

trattamento anticorpi rabbiaI costi elevati e la disponibilità ridotta del trattamento post-esposizione sono un problema molto grave in particolare nelle aree povere del mondo.
L’associazione dei due anticorpi RVC20 e RVC58, derivati da un donatore vaccinato contro la rabbia, può avere una potenza fino a 1.000 volte superiore rispetto ai trattamenti esistenti.
Lo rivelano i risultati di una ricerca condotta dall’Istituto Zoooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) di Padova, in collaborazione con altri gruppi di ricerca svizzeri, francesi e inglesi, e pubblicati sulla rivista scientifica EMBO Molecular Medicine, dimostrano chea base di immunoglobuline umane. RCV20 e RCV58 potrebbero quindi rappresentare un’alternativa efficace e conveniente all’attuale profilassi antirabbica post-esposizione.

Secondo Paola De Benedictis, autore principale dell’articolo,”il cocktail di anticorpi che abbiamo sviluppato ha grandi potenzialità, potrebbe non solo rimpiazzare le immunoglobuline attualmente in commercio ma anche aprire la strada a un nuovo paradigma nel trattamento della rabbia. Abbiamo infatti osservato in vivo che anche 40 giorni dopo la somministrazione del cocktail si registra un potente effetto neutralizzante, suggerendo che la finestra terapeutica determinata dal cocktail di RVC20 e RVC58 possa essere notevolmente più ampia di quanto atteso”.

Si stima che all’incirca 59.000 persone muoiano di rabbia ogni anno in India, Cina e Africa, e di questi circa il 50% sono bambini. In ogni caso la reale incidenza dei casi di rabbia nei Paesi in via di sviluppo non è nota ed è ampiamente sottostimata. Il virus della rabbia è presente in diversi reservoir animali nel mondo e se trasmesso all’uomo può causare un’infezione mortale in quasi il 100% dei casi. Non esistono terapie specifiche a patologia conclamata, l’unico intervento medico attualmente disponibile è costituito da una vaccinazione post-esposizione associata a immunoglobuline rabbia specifiche di origine umana o equina. Tale trattamento prende il nome di “profilassi antirabbica post-esposizione” e deve essere somministrato al più presto dopo l’esposizione al virus, perdendo totalmente di efficacia alla comparsa dei sintomi. I costi elevati e la disponibilità ridotta del trattamento post-esposizione costituiscono un problema molto grave in particolare nelle aree povere del mondo. Ogni anno, infatti, vengono prodotte circa 1 milione di dosi di immunoglobuline rabbia-specifiche e purtroppo il 60% della popolazione ad alto rischio di infezione non ne ha accesso. La transizione da terapie a base di immunoglobuline umane o equine ad anticorpi monoclonali è perciò fortemente raccomandata dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) al fine di ottenere un’adeguata disponibilità del trattamento a costi accessibili.

“Al momento stiamo investigando opportunità di licenza su base mondiale – dichiara Filippo Riva, Direttore generale di Humabs Biomede – siamo ottimisti che lo sviluppo di questi anticorpi possa iniziare al più presto. L’identificazione di questi due anticorpi costituisce un’ulteriore validazione del nostro approccio per la generazione di anticorpi per il trattamento di patologie infettive potenzialmente letali, approccio precedentemente efficace nell’identificazione di anticorpi contro i virus Ebola e MERS, attualmente in sviluppo”. (fonte)

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