logo centro ref izs foggiaLa notizia origina in un biodistretto e suscita clamore e interesse. Ma i Servizi Veterinari chiariscono: non c’è alcuna situazione di allarme sanitario ambientale.

Il 28 gennaio 2017 compare su pagina locale (Genova) del quotidiano La Repubblica la notizia “Carni radioattive in Liguria, capi abbattuti nel Biodistretto della Val di Vara”. Durante un controllo ordinario in un’azienda biologica dell’entroterra spezzino, gli ispettori veterinari dell’Asl 5 hanno rilevato, tramite analisi, la presenza di “stronzio 90” e “potassio 40” sia nel foraggio sia nelle carni bovine. La notizia ricade in un territorio dove il 60% del territorio in cui operano le aziende è stato certificato come biologico.

La precisazione della Asl– “Non è stato ritrovato alcun livello di radioattività nelle carni della Val di Vara- precisa una nota ufficiale l’Asl 5”. In particolare il primo campione aveva rilevato la presenza degli isotopi stronzio 90 e potassio 40, di cui non c’è traccia però nei campioni successivi. La Asl precisa inoltre che non sono stati macellati bovini a causa della prima analisi ‘positiva’.
L’Asl 5 ha avvisato la Regione, il Ministero della Salute e la Procura spezzina: giovedì scorso a Genova è stata convocata una riunione al Dipartimento della Sanità regionale.
La carne biologica della Val di Vara “si conferma alimento sano e di alta qualità”, come confermato anche dalla documentazione scientifica del Centro dell’Istituto Zooprofilattico di riferimento nazionale.

Lo Stronzio90 nel recente periodo è stato ricercato da ASL 5 Spezzino a campione nel fieno destinato ad allevamento bovino nel suo territorio, come da Piano regionale integrato di Controllo sulla Alimentazione Animale (a sua volta interconnesso con pianificazione nazionale), con riscontro di positività (intesa come un superamento significativo della media nazionale) in un primo campione, non confermata poi da un secondo campione di fieno che al contrario ha dato esito conforme.Sono in corso verifiche sia sul primo che sul secondo campione; esse necessitano di tempi lunghi, legati alle particolari procedure analitiche che servono per la determinazione dell’isotopo Stronzio90.
Sono state condotte indagini sulle ossa di bovini sottoposti a macellazione differita in quanto lo Stronzio90 imita il comportamento del Calcio e viene incorporato nel tessuto osseo (e non in quello muscolare, la carne).

Quanto riscontrato ha comunque indotto ad approfondimenti già effettuati nei mesi scorsi per altre matrici (latte), di cui si attendono gli esiti; un ulteriore piano di approfondimento rispetto a matrici ambientali è in corso di approntamento, quantunque il monitoraggio costante del Cesio 137 (di norma compresente con lo Stronzio90) dimostri che nel territorio spezzino da più di venti anni non esista alcuna situazione di allarme sanitario ambientale.

A seguito dell’incidente di Chernobyl,  nel territorio spezzino (come nel resto d’Italia e di Europa) è stato avviato un monitoraggio ambientale (a cura di ARPAL) ormai più che ventennale e con cadenza semestrale degli isotopi del Cesio, che hanno costantemente fornito risultati favorevoli, così come nelle decine di campioni di alimenti sia di origine animale che vegetale, che tutti gli anni vengono analizzati dalle ASL ai fini di garantire la sicurezza alimentare dei consumatori. La presenza dell’isotopo radioattivo Stronzio90  non deriva solo dal fallout di dispersioni accidentali in atmosfera (es. da incidenti di centrali nucleari), ma lo si ritrova anche in impieghi pacifici in medicina e in altri settori.

ASL5: precisazioni sulla presenza dell’Isotopo Stronzio 90 in campioni di ossa di bovino

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