in foto: Cane maestri di vita

Proviamo più empatia per i cani, cuccioli e adulti, e i bambini che per gli esseri umani adulti. I ricercatori confermano in occasione del 108esimo Annual Meeting of the American Socialogical Association ciò che in molti hanno capito da tempo e cioè che tendiamo a preoccuparci di più per un cane o un bambino bisognosi che per un adulti in difficoltà.

Lo studio. Per giungere alla loro conclusione, i ricercatori hanno sottoposto quattro racconti ad un gruppo di 240 persone (maschi e femmine, occidentali, tra i 18 e i 25 anni) in cui il protagonista veniva picchiato. I racconti erano identici, variava solo il protagonista: un bambino di un anno, un cucciolo di cane, un adulto di 30anni e un cane di sei anni. Dopo aver letto la storia, ai partecipanti è stato chiesto di rispondere ad alcune domande utili a valutare il loro livello di empatia pre la vittima.

I risultati. Dai dati raccolti è emerso che il nostro livello di empatia varia in base alla specie della vittima, ma con particolare attenzione all’età. “Siamo rimasti sorpresi dalla relazione che c’è tra età e specie” – ha affermato uno degli autori dello studio che prosegue – “L’età sembra battere la specie quando si tratta di stimolre l’empatia”.

Conclusioni. Viene da chiedersi come mai il nostro istinto protettivo e l’empatia si rivolgano più facilmente ad un bambino e ad un cane, di qualsiasi età, che ad un essere umano adulto. Secondo i ricercatori il motivo è legato all’immagine che noi abbiamo di questi soggetti: se un essere umano adulto ci sembra in grado di proteggersi da solo e di essere meno vulnerabile e più indipendente, un bambino e un cane ci sembrano individui più bisognosi. Ciò che è particolare però è che nei confronti di un cane adulto non cambia la nostra predisposizione: è come se ritenessimo i cani come esseri più a rischio, al di là dell’età che hanno.

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