Per i proprietari di gatti, non è affatto insolito rivolgersi agli animali imitando un miagolio o altri vocalizzi tipici del felino. Si tratta, almeno a livello popolare, di un modo con cui l’uomo cerca di attirare l’attenzione di questi quadrupedi: questi ultimi, a differenza dei cani, devono infatti essere stimolati perché non concedono attenzione continua a incondizionata. Uno studio condotto dal Dipartimento di Etologia dell’Università Eötvös Loránd di Budapest, pubblicato sulla rivista scientifica Animal Behaviour Science, ha però voluto indagare i fattori socio-cognitivi che portano i proprietari a seguire questo comportamento.

I ricercatori hanno quindi sottoposto dei questionari mirati a un campione di 157 proprietari ungheresi di gatti, rilevando delle importanti informazioni. Innanzitutto, è emerso come gli intervistati dal titolo di studio più alto tendono a comunicare in modo più complesso con i loro felini, mentre le altre classe e i giovani sono più propensi a riprodurre i miagolii tipici degli animali.

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Ancora, è emerso come il ricorso a miagolii e vocalizzi sia maggiore prima delle fasi di gioco o di coccola, poiché metodo efficace per attirare l’attenzione degli animali. Dallo studio, è apparso evidente come la gran parte delle persone consideri i felini come degli animali dalle capacità cognitive molto elevate, nonché come la totalità degli intervistati ritenga il gatto domestico come un membro effettivo della famiglia. Tuttavia, il ricorso ai versi felini potrebbe essere innato nell’uomo, una forma comunicativa che si rivela efficace.

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A differenza dei cani, i quali garantiscono attenzione al proprietario in ogni momento della giornata, i gatti devono essere stuzzicati e sedotti, affinché non dimostrino indifferenza o il desiderio di rimanere da soli. Per questa ragione, da un punto di vista evolutivo, l’uomo ha imparato a comunicare con un linguaggio umano con il cane, mentre si è visto più propenso a imitare l’interazione felina con il gatto. Si tratta del tentativo di instaurare una relazione linguistica bilancia ed egualitaria, differente da quella canina dove l’uomo non è visto dal quadrupede come un membro dei pari, ma come la sua figura di riferimento. In altre parole, l’uomo sceglie di amare un cane ottenendo in cambio amore incondizionato, ma nell’interazione felina è lo stesso animale a decidere a chi prestare devozione e attenzioni.

4 settembre 2018

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