MANTOVA. Niente cane in affido, se il padrone è un cacciatore. È la regola contro cui ha dovuto sbattere una mamma che voleva adottare un cagnolino per la figlia tredicenne, prendendolo al canile, Rifugio del cane di bosco Virgiliano.Piuttosto indispettita, la stessa signora, dopo il niet impostole dai volontari del canile, ha pensato di raccontarci il fatto. «L’altro ieri io e mia figlia siamo andate al canile per prendere un cagnolino. Lei lo desiderava tanto, lo volevo prendere per lei. Le volontarie ce ne hanno fatto vedere uno, la mia bambina si è innamorata di un cucciolo. Nel frattempo, la volontaria mi ha fatto molte domande su dove avrei tenuto il cane, che tipo di casa abbiamo e anche come è composta la nostra famiglia. Ho detto che mio marito è cacciatore». «E lei, in modo perentorio, mi ha detto che non ce lo avrebbero affidato, perché non danno cani ai cacciatori. Ho cercato di spiegare alla signora che mi ha accolto, che il cane non lo avrebbe utilizzato mio marito a caccia, che era un regalo per mia figlia. Ma niente, non c’è stato modo di convincerla».La stessa volontaria del Rifugio del cane, contattata telefonicamente dalla Gazzetta, ci conferma il fatto: «Verissimo, il nostro statuto prevede proprio che i nostri cani non possano essere affidati a famiglie in cui c’è un cacciatore. Il fatto è che, tra gli oltre cento animali che ospitiamo, tantissimi sono proprio cani da caccia di cui i cacciatori si sbarazzano. Diciamo che non sono proprio affidabili. La nostra priorità è che i cani stiano bene, che vivano in una famiglia convinta di volerlo, in un ambiente tranquillo ed ospitale, se all’aperto, non in un recinto da soli. Poi andiamo anche a controllare che stiano bene, dopo averli affidati. Qui abbiamo animali che hanno già sofferto tanto, non possiamo permetterci di rischiare che finiscano di nuovo male».

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