Mercoledì, 27 Gennaio 2016 11:37

padoanIl Governo studia una soluzione per abolire gli studi di settore per i professionisti, forse già dal periodo d’imposta 2016.
Il Governo è al lavoro per abolire già da quest’anno d’imposta (2016) lo strumento degli studi di settore per tutti i liberi professionisti, probabilmente con correttivo alla delega fiscale.
Ad annunciare le nuove semplificazioni fiscali per le partite Iva che sarebbero allo studio del Governo sarà domani il viceministro all’Economia, Luigi Casero, nel corso dell’intervista che sarà trasmessa nel corso di Telefisco, il convegno della stampa economica specializzata.

L’intervento di semplificazione sugli studi di settore e che andrà ben oltre l’abolizione di Gerico per i professionisti è uno degli otto punti indicati nella direttiva sugli obiettivi di politica fiscale 2016-2018 diramata la scorsa settimana dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Nel documento è scritto che si procederà ad una revisione degli studi di settore “per renderli maggiormente efficaci e massimizzare l’attendibilità delle stime, assicurandone al contempo la semplificazione anche attraverso la riduzione del loro numero”.

Le linee di indirizzo dettate dal ministro puntano a rafforzare la collaborazione tra contribuente e amministrazione finanziaria come strumento di semplificazione e di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. L’obiettivo è quello di rendere gli studi più efficaci senza ridurre comunque la loro attendibilità, come chiedono le associazioni di categoria. Saranno semplificati a partire dalla riduzione del loro numero: i 204 modelli saranno aggregati e destinati a una platea che conta più di 3 milioni di contribuenti. Progressivamente si abbandoneranno gli attuali 2mila cluster (termine tecnico che indica i gruppi omogenei di elaborazioni statistiche) per passare a modelli organizzativi di business (Mob).

Per i professionisti, come anticipato, la rivoluzione sarà più radicale e dovrebbe portare all’abolizione di uno strumento mai troppo amato dalle categorie. Da sempre gli Ordini contestano l’attendibilità degli studi: tra l’altro i professionisti, applicando il principio di cassa nella determinazione del reddito, non sempre riescono a evidenziare una stretta relazione tra le spese sostenute nell’anno e i compensi percepiti.
Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito del Dipartimento delle Finanze e relativi all’anno d’imposta 2013 a dire addio agli studi saranno circa 800mila professionisti i cui compensi medi dichiarati al Fisco ammontano a 75mila euro, mentre il reddito di lavoro autonomo si attesta sui 42mila euro annui. Poco più della metà dei professionisti (451.312) con compensi oltre 30mila euro è congruo naturale o per adeguamento agli studi di settore e dichiara ricavi medi per 124mila euro e reddito vicino a 70mila euro.

La semplificazione degli studi viaggerà di pari passo con quello di un’ulteriore spinta alla fatturazione elettronica e all’invio di tutti i dati delle fatture sia in entrata che in uscita. Le basi, in sostanza, per far decollare per gli autonomi la dichiarazione Iva precompilata e un vero e proprio “archivio” in cui saranno disponibili in rete tutte le informazioni su rimborsi e versamenti delle partite Iva. (fonte)

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