O tto vigili urbani in cerca di un gatto sono indubbiamente una notizia. Assai più normale sarebbe che otto gatti cercassero un vigile urbano, considerato quanto sia raro trovare un esemplare di quella specie sulle nostre strade, quando se ne ha bisogno. E invece una pattuglia di otto agenti della polizia comunale di Venezia, spavaldamente guidata dal comandante, si è precipitata dalle parti di Marghera per rintracciare il felino di un consigliere di maggioranza, Matteo Senno, finito per errore (il felino, non il consigliere) in un ricovero di gatti forastici. L’assessore alla Sicurezza ha voluto rassicurare i veneziani che il Comune si sarebbe mosso con analoga solerzia anche se il gatto fosse appartenuto a un cittadino qualsiasi. Come se qualcuno potesse supporre che in Italia i potenti godano di favoritismi e si servano di strutture comunitarie per scopi personali. È ovvio che, qualora la gattara Buleghin Ernesta avesse chiamato i vigili per denunciare la scomparsa del suo Fuffi, l’intero apparato dello Stato le sarebbe andato in soccorso, senza lesinare sforzi né crocchette. L’Operazione Gatto dei vigili veneziani è semmai la spia di un ottimismo contagioso. Se una città di quel calibro si concede il lusso di sguinzagliare otto vigili urbani sulle orme di un gatto, significa che, almeno per quanto riguarda i bipedi, il territorio è completamente sotto controllo, come ben sanno i turisti e i residenti derubati senza neanche il tempo di dire miao.

P.S. Dopo un’intera giornata di indagini, il gatto del consigliere si è consegnato spontaneamente.

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