Il re delle provocazioni non la vede come un atto dimostrativo, né come un tentativo di lanciare un messaggio positivo sul rispetto degli animali. L’idea dell’assessore di Genova di portare in cani in ufficio, Oliviero Toscani la liquida con una sola parola: «Una cattiveria». 

Come sarebbe? I dipendenti comunali di Genova vanno in ufficio col cane solo perché sono molto legati ai loro cuccioli.  

«Questo non è altro che un modo di approfittare della fedeltà del cane. Una speculazione sull’amore incondizionato che gli amici a quattro zampe nutrono verso i loro padroni. Il cane è talmente generoso verso di noi che accetta persino di stare in un ufficio, dietro a una scrivania».  

Vuol dire che il cane in un ufficio non sta a suo agio, anche se è accanto al padrone?  

«Il problema è che il cane capisce benissimo il suo padrone, mentre il padrone non capisce il cane. Questa storia ricorda tanto una vecchia barzelletta. Ve la racconto: un tempo cane e uomo si parlavano, ma quando l’uomo ha deciso di dare la caccia agli altri animali e ha preteso l’aiuto del cane il loro rapporto si è rovinato. Il cane voleva rifiutarsi, ma rischiava di diventare vittima come gli altri animali e così ha accettato di collaborare. Ma ha deciso di non rivolgere più la parola al suo padrone».  

Forse i cittadini che si presentano in un ufficio comunale gradiscono di vedere un cane. Non crede?  

«Io vieterei di portare i cani in città, perché il loro sogno è vivere e correre all’aria aperta, in campagna. Questa idea di Genova ha un solo aspetto positivo: molti impiegati si occuperanno del cane invece che stare su Facebook sul computer dell’ufficio». 

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