farmaci1 copy copyPresentato a Roma un nuovo antibiotico ospedaliero per il trattamento di infezioni umane causate da batteri ormai resistenti ai più comuni antibiotici.

Indicato nel trattamento di infezioni intra-addominali complicate, pielonefrite acuta e infezioni complicate delle vie urinarie, è “un’arma che salverà la vita di quei pazienti ospedalieri, che sono stati infettati da batteri contro i quali gli antibiotici comunemente utilizzati non sono più efficaci”. Lo afferma  Pierluigi Viale (Direttore dell’Unità Operativa di Malattie infettive al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna).

Se attualmente queste sono le indicazioni terapeutiche, «la grande speranza è che questo farmaco trovi il suo utilizzo anche nella polmonite nosocomiale. “Questo farmaco – continua Viale- sta per chiudere un trial su quella che è considerata la più grave delle infezioni ospedaliere. Allo stesso tempo è in corso di studio l’azione del farmaco su pazienti con fibrosi cistica, una malattia che purtroppo è segnata, in termini di sopravvivenza, da infezioni ricorrenti da pseudomonas. Lo studio che stiamo concludendo dimostra che il farmaco riesce ad arrivare in concentrazioni elevate anche nel polmone di questi pazienti, per i quali rappresenta un’opzione salvavita».

Il nuovo antibiotico – E’ composto da una cefalosporina, ceftolozano, e da un inibitore delle beta-lattamasi, il tazobactam. Ceftolozano/tazobactam è stato valutato in due trial clinici; nel primo, condotto su 1.083 pazienti con infezioni complicate delle vie urinarie, ha eliminato l’infezione nell’85% dei pazienti trattati rispetto al 75% dei casi trattati con levofloxacina, la terapia di confronto. Nel secondo, condotto su 993 pazienti con infezioni complicate intra-addominali, ceftolozano/tazobactam ha portato a guarigione il 94% dei pazienti, stessa percentuale della terapia di confronto (meropenem). In entrambi i trial il farmaco ha mostrato un buon profilo di tollerabilità e sicurezza.

Governare la prescrizione antibiotica- «Non bisogna abusarne perché questo è il capostipite di un gruppo di farmaci – afferma Viale – abbiamo ancora un sacco di armi a disposizione per combattere le multiresistenze, ma la prescrizione antibiotica è da specialisti che sanno fare il proprio lavoro, e deve essere governata: l'”antimicrobial stewardship“, ovvero una visione di sistema della terapia antibiotica è fondamentale perché una molecola come questa non finisca nel dimenticatoio nel giro di 10 anni”.

Carbapenem sparing strategy- «Ceftolozano/tazobactam può rappresentare un’opzione terapeutica innovativa rispetto alle terapie attualmente disponibili ed è un’alternativa valida per evitare un uso estensivo dei carbapenemici, i selettori più potenti di germi Gram-negativi multiresistenti nell’intestino dei pazienti fragili, ricoverati a lungo in ospedale – afferma Carlo Tascini, Direttore della 1° Divisione di Malattie Infettive a indirizzo Neurologico dell’Azienda Ospedaliera Specialistica dei Colli di Napoli. “Questo farmaco è attivo contro Pseudomonas aeruginosa con percentuali di sensibilità maggiori a quelle di tutti gli altri farmaci disponibili al momento in Europa, eccetto colistina, e rappresenta una valida alternativa ai carbapenemici anche per le infezioni da Escherichia coli e Klebsiella, produttori di beta-lattamasi a spettro esteso». L’impiego del nuovo farmaco potrà quindi permettere la riduzione del consumo di carbapenemi, diffusamente impiegati per il trattamento di queste infezioni, e quindi dei tassi di infezioni sostenute da batteri produttori di carbapenemasi (es. Klebsiella pneumoniae), nell’ottica della “carbapenem sparing strategy” e dei principi della “antimicrobial stewardship” per l’uso mirato e appropriato degli antibiotici disponibili.

In Emilia Romagna vengono consumate 29 mln di dosi di antibiotici all’anno, di cui 5 mln in ospedale e 24 mln nella medicina di comunità: “C’è assolutamente la necessità di intervenire. La terapia antibiotica non è responsabilità del singolo paziente ma dell’intera comunità», conclude Viale. (fonte)

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