Cuchi, Giove, Aros, Lassie, Briciola, Aylin e Fiona sono sette cani che hanno un compito speciale, specialissimo: aiutare chi ha dei problemi di solitudine o di integrazione. E come e dove lo adempiono questo compito? Nelle case di riposo di Lovere e di Sarnico per esempio, ma anche nei centri diurni disabili, socio educativi e nei centri Alzheimer della Valseriana e del Sebino.

Sono i cani dell’Associazione Bau – Benessere, animale, umano – non si avvale ovviamente dei soli amici quattrozampe ma è guidata da un gruppetto di operatori che entrano in alcuni luoghi convenzionati e prestano consulenza relazionale. “Questa associazione, con sede a Sovere, è composta da tre persone – spiega Simone Migliorati, uno dei fondatori, tre anni orsono -: io ricopro il ruolo di operatore sociale, abbiamo poi un infermiere e un consulente relazionale. Da qualche anno abbiamo lasciato i nostri lavori e ci dedichiamo a tempo pieno a questa attività”.

I cani dell’Associazione sono sette, due labrador e cinque meticci, tutti animali recuperati dai canili o da situazioni di abbandono. “Con i nostri fedeli amici – prosegue Migliorati – ci rechiamo nelle case di riposo, come quelle di Lovere e Sarnico, nei centri diurni disabili, socio educativi e centri Alzheimer. Lavoriamo parecchio anche nelle scuole dove cerchiamo di aiutare l’integrazione di ragazzi diversamente abili, ma non solo: proponiamo progetti concentrati sulle emozioni nei quali viene coinvolta tutta la classe. Importantissima è la nostra campagna di prevenzione al bullismo, problema ormai sempre più diffuso nella nostra società; questo progetto prende il nome di Baulismo”.

I sette cani sono educati ma non addestrati: l’animale deve essere assecondato nelle sue motivazioni e nella sua natura. “La relazione tra cane e persona – spiega Migliorati – riveste un ruolo terapeutico: il cane compie il primo passo e la relazione con il soggetto che presenta disabilità è immediata. I cani lavorano sul rilassamento della persona, attivano i soggetti più apatici e
permettono ai pazienti di abbassare il livello di tensione”.

I soggetti ai quali è consigliata questa terapia? “Non esistono contrarietà o preferenze – risponde Migliorati – sempre che la persona in questione non sia allergica al pelo dell’animale”.

Questa terapia di integrazione tra cane e persona ha ridato speranze e, soprattutto, donato un sorriso a tantissimi pazienti: “Un episodio che mi è rimasto impresso – ricorda nitidamente Migliorati – riguarda una signora di 60 anni: la donna è ospite in una casa di riposo ed è affetta dalla sindrome di Sla. Questa persona non cammina e presenta delle grandi difficoltà nel parlare; ma l’aspetto più triste e toccante è che la signora era molto demotivata e rifiutava di utilizzare il sintetizzatore per comunicare perché non si sentiva più utile verso gli altri”.

Un giorno però, grazie all’aiuto di Simone e del suo gruppo, tutto è cambiato: “Abbiamo chiesto alla paziente di descrivere i nostri sette cani tramite l’ausilio del sintetizzatore. Un compito che la signora ha svolto con successo: i cagnolini l’hanno spinta ad avere un atteggiamento più positivo. In seguito, ci siamo recati in una scuola elementare per lavorare a contatto con una bambina diversamente abile di otto anni: la bimba, sentendo la voce del sintetizzatore scritta dalla signora, doveva collegare e riconoscere i cani descritti. Anche la giovane studentessa è riuscita brillantemente nel suo compito e noi abbiamo provveduto a filmarla. Questa registrazione è stata poi mostrata alla signora nella casa di riposo: vedendo le immagini, la donna ha capito che aveva aiutato una bimba e, anche se in modo diverso, poteva essere ancora di aiuto a tante altre persone”.

Una storia a lieto fine, visto che oggi la signora utilizza il sintetizzatore senza problemi, esce spesso per prendere una boccata d’aria e, soprattutto, ha ritrovato le motivazioni che prima erano venute meno.

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