Mumbai è una delle città più densamente abitate del Pianeta, ma un nuovo ecosistema si sta creando nel grande Sanjay Gandhi National Park che circonda il suo perimetro.

La presenza dei leopardi – in tutto circa 40 – è stata correlata con una minore incidenza della rabbia, una malattia che ogni anno uccide in India circa 20 mila persone.

La ragione di questa correlazione? Il fatto che i cani randagi portatori della malattia vengono mangiati dai felini.

Un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Ecology and the Environment ha preso in esame come i leopardi del parco influiscono sulla fauna e la popolazione della regione.

Uno degli autori della ricerca, Alex Braczkowski, è stato nel parco per filmare per conto del National Geographic channel il forte contrasto tra il verde rigoglioso e incontaminato che sorge al limitare di una città gremita di gente. 

Quando un leopardo ha fatto la sua apparizione “ogni cane di Mumbai ha iniziato ad abbaiare”, racconta.

Ricerche precedenti hanno mostrato che i cani sono la principale fonte di cibo per i leopardi, che si nutrono però

anche di animali selvatici che vivono nel parco come cervi e maiali.

Basandosi sul numero di cibo necessario a sostenere un leopardo e sulle dimensioni dei cani, i ricercatori hanno stabilito che circa 1500 cani vengono uccisi ogni anno da questi felini.

In India è presente una popolazione di cani randagi stimata in 30 milioni di unità e, secondo un rapporto pubblicato nel 2014 dal governo indiano, ben 100 mila vivono nella sola Mumbai.

Uccidere un cane è illegale in India e il governo sta portando avanti una massiccia opera di sterilizzazione per ridurre questa enorme popolazione. Se, come conclude lo studio, i leopardi eliminano circa 1500 cani l’anno, ciò fa risparmiare alle autorità circa 18 mila dollari l’anno.

Gli scienziati hanno scoperto che la densità dei cani nei pressi del parco era inferiore di dieci volte rispetto a quella media delle altre zone della città.

In base a calcoli statistici sulla media dei morsi di cane e i casi di rabbia nella regione, i ricercatori hanno stabilito quindi che i leopardi prevengono 1000 morsi e 90 possibii casi di rabbia.

“Si tratta di un servizio ecosistemico a cui non siamo soliti pensare”, dice Braczkowski. Il potenziale beneficio medico e finanziario dell’avere i leopardi nella regione potrebbe rafforzare gli sforzi di conservazione del Sanjay Gandhi National Park, aggiunge Braczkowski.

Grande circa 80 chilometri quadrati, il parco è uno dei più importanti spazi verdi di Mumbai, ma una serie di progetti infrastrutturali minaccia di frammentare l’habitat dei leopardi. 

E’ importante ricordare che questi carnivori possono essere pericolosi anche per l’uomo. Seppure statisticamente rari, casi di attacchi e uccisioni di persone ce ne sono stati in passato. Inoltre si nutrono di bestiame, il che può portare a conflitti con le comunità locali che vivono di allevamento.

Malgrado ciò, secondo i conservazionisti, è importante preservare lo spazio di questi animali così da poterli tenere lontani dallo scontro con le persone, piuttosto che ucciderli. Essi forniscono infatti un importante servizio tenendo sotto controllo demografico le specie che predano, contribuendo a mantenere gli ecosistemi in equilibrio.

Il nuovo studio ipotizza che il declino nella popolazione di avvoltoi abbia portato ad un aumento nel numero di carogne e di carne in decomposizione, attirando un maggior numero di cani randagi. Gli avvoltoi in India sono stati vittime di un declino catastrofico negli ultimi 20 anni dopo che una sostanza nociva utilizzata negli allevamenti si è dispersa nell’ambiente, risultando fatale per gli uccelli.

Effetti simili sugli esseri umani sono stati osservati anche in altre parti del mondo. Negli Stati Uniti il delcino nel numero di puma ha provocato ad esempio delle pericolose reazioni a catena.

Nel 2016 una ricerca ha scoperto che il declino nella popolazione di puma nella zona orientale del paese ha portato ad un’esplosione demografica del cervo della Viriginia che a sua volta ha portato ad un’impennata negli incidenti automobilistici e – probabilmente – all’aumento dei casi di malattia di Lyme, diffusa dalle zecche che vivono sui cervi della Virginia.

Il parco nazionale di Yellowstone ha sperimentato invece impatti positivi quando uno dei suoi carnivori più famosi, il lupo grigio , è stato reintrodotto negli anni ’90 del secolo scorso. I predatori hanno permesso di far crescere la popolazione di castori e la foresta. In precedenza il declino nel numero di lupi aveva portato ad una minor girovagare  degli alci per evitare di essere predati.  Divenuti più sedentari gli alci ininverno hanno mangiato un numero maggiore di salici necessari alla sopravvivenza dei castori.

L’effetto è conosciuto come “trophic cascade” e avviene quando la scomparsa di una specie chiave ha ricadute negative su tutto l’ecosistema.

Per quanto riguarda i leopardi, hanno perso oltre l’80% del loro habitat, ma restano protetti all’interno del Sanjay Gandhi National Park… per ora.

“Non sappiamo cosa comporta esattamente vivere al fianco di questi animali”, dice Brazckowski riferendosi alle paure della gente. Il suo suo studio, spera, potrà forse far capire come siano indirettamente in grado di salvare vite umane.
 

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