La coda, le orecchie, i movimenti della testa, i baffi, i graffi sul divano, tutto parla nei gatti. Rassegniamoci: queste anarchiche e misteriose creature crepuscolari non si potranno mai addomesticare. Invece, si può tentare di conoscerle e comprenderne il linguaggio, capire quali siano i loro bisogni e soddisfarli nella vita domestica. Proprio da qui comincia il viaggio con la Collana «Il Gatto», in 18 volumi illustrati, opera inedita, in uscita ogni giovedì con il Corriere della Sera o il settimanale Oggi , realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. «Linguaggio e comunicazione» sono i due temi del primo volume, «che a prima vista potrebbero sembrare complicati – se non addirittura impossibili – da affrontare», scrivono gli autori. E la lente d’ingrandimento si sposta così da subito, per esempio, sulla sofisticata mimica facciale del gatto. Ciò che, forse, rispetto ad altri animali gli ha consentito una comunicazione «preferenziale» con l’uomo.

L’iniziativa del Corriere in edicola
L’iniziativa del Corriere in edicola

Sacro per gli Egizi – chiunque ne avesse causato la morte anche involontariamente veniva decapitato -, perseguitato nel Medioevo, è stato non a caso l’animale preferito di molti personaggi storici, da Pierre Auguste Renoir a Pablo Picasso, da Ernest Hemingway (nella sua casa di Key West vivevano 32 gatti) a Domenico Scarlatti, che trovò nella passeggiata del suo gatto Pulcinella sulla tastiera del clavicembalo l’ispirazione per la scrittura della Fuga L499 in Sol Minore. Il cardinale Richelieu ne aveva a dozzine, ogni giorno preparava loro i pasti e nel suo testamento lasciò dei soldi per il loro mantenimento. Ma i più grandi amici dei felini sono stati, probabilmente, gli scienziati, da Isac Newton cui, oltre alle leggi sulla gravitazione universale, si deve anche l’invenzione della “gattaiola”, a Leonhard Euler, forse il più grande matematico di tutti i tempi, che era solito scrivere i suoi articoli scientifici mentre i suoi gatti gli saltavano sulle spalle e sulle ginocchia.

Tanto amato ma poco conosciuto il gatto: molti sono ancora i suoi segreti. Ad esempio, nessuno è riuscito a spiegare come faccia a produrre le fusa. E non è chiaro in che modo riesca a produrre un registro di comunicazione (il miagolio) per comunicare con noi umani. Si sa però che i gatti sognano, come noi, dato che nel sonno il loro cervello produce le onde alfa, proprio come il nostro.
La collana dedica tre volumi al «comportamento», due alle «razze» (a pelo lungo e semilungo e a pelo corto), affronta il tema dell’«educazione e gioco», dell’alimentazione, della fisiologia e delle terapie. Per aiutarci a capire, per usare un’espressione dello scrittore Compton Mackenzie, «l’unico vero mistero del gatto: come mai abbia deciso di diventare un animale domestico».

Tornando al primo volume, in edicola, i più esperti potranno leggerlo cominciando dalla fine, dove un test li metterà alla prova: sette domande per capire «quanto conosci il tuo gatto». Prova del nove utile a fine lettura anche per chi, invece, non ama saltare le pagine. E allora, via con la «Comunicazione visiva» che spiega (corredato da una sorta di tavola sinottica) i molti significati del colpo di coda: «a punto di domanda» (il gatto sta salutando) o «arcuata con la punta verso il basso» (ha paura e prepara un attacco per difendersi). La coda è il «barometro emotivo» del gatto, con la quale egli invia segnali visibili e interpretabili anche a distanza. Ma un attento osservatore potrà capire ciò che gli passa per la mente anche osservando i movimenti della testa, delle orecchie, il dilatarsi o contrarsi delle pupille. E le posture che invitano al gioco, che indicano dominanza o sottomissione, o il rituale della predazione. Si imparerà anche che se il gatto è maestro di toeletta, il grooming però è utile anche a disinnescare ansia e tensione. Si potrà scoprire che il micio vive in un mondo di odori ma può essere disgustato dal nostro profumo preferito. E, poi, i graffi: così temuti dai coinquilini umani sono segnali visivi e olfattivi, quasi una sorta di cartelli «proprietà privata». «Se il gatto graffia il mobile di casa – spiega uno degli autori, Simona Cannas, medico veterinario specialista in etologia applicata e benessere animale – per noi è un dispetto. Invece il gatto si fa le unghie, stimola la muscolatura e marca il territorio: lo fa su oggetti intrisi del nostro odore e sono bene evidenti, la marcatura serve a far capire che lì vive un gatto».

Conoscere il suo linguaggio è importante per non commettere errori: «In una casa, per esempio, il gatto ha bisogno di una zona con nascondigli dove potersi rifugiare e rilassare – aggiunge la coautrice Manuela Michelazzi -. Importante come ricordarsi che è un animale crepuscolare, si attiva la sera. Perciò, se è rimasto in casa solo tutto il giorno a dormire, è inevitabile che a una cert’ora si attivi».

29 marzo 2018 (modifica il 29 marzo 2018 | 19:57)

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