BOLOGNA – Novemila firme online mandate virtualmente al sindaco di Bologna Virginio Merola. Novemila appelli (da Bologna, l’Italia e non solo) tramite la piattaforma Change.org perché Merola sfrutti i legami diplomatici con la città sudcoreana di Seongnam per denunciare e fermare “le torture contro i cani”, cani che vengono venduti vivi o morti al Moran market, da cui proviene un terzo dei 2,5 milioni di cani (e gatti) che finiscono ogni anno sulle tavole dei sudcoreani. Un luogo che la Human action alliance definisce “l’inferno sulla Terra”: alcuni attivisti hanno ripreso di nascosto scene di ordinaria violenza e brutalità nei confronti dei cani, dall’arrivo in gabbie superaffollate, dove non hanno nemmeno lo spazio per ruotare il collo, alla loro uccisione, passando per torture, impiccagioni e folgorazioni, a seguito dell’ordinazione fatta dai clienti del Moran. Cani che vedono morire in modo atroce altri cani, e che dunque hanno perfettamente coscienza di quello che sarà il loro destino. Immagini agghiaccianti che non lasciano spazio a dubbi o fraintendimenti.

Bologna e la città di Seongnam, nella provincia di Gyeonggido, hanno stretto un protocollo di cooperazione, “di amicizia e di scambio” lo scorso 23 novembre. “La città di Bologna non dovrebbe stipulare accordi di cooperazione con nessuna città che permette la tortura e il consumo di cani e gatti”, scrive Koreandogs.com, che ha fatto sua questa battaglia. “E’ necessario far sì che il Sindaco di Seongnam Jae-Myung Lee, e il Governatore della Provincia dello Gyeonggi-do Kyung-Pil Nam, chiudano il Moran Market, ovvero, il mercato della carne di cane di Moran, e tutti gli allevamenti e i macelli illegali, oltre che i mercati, i trasporti e i ristoranti che commerciano questo genere di prodotti”. Prodotti che, avverte l’associazione, sono vietati in base alle leggi sudcoreane “ma queste leggi sono palesemente ignorate”. Anche perché la domanda di questo tipo di carne “è talmente elevata in Corea del Sud che il 20% dei cani consumati viene ora importato dalla Cina. La Corea del Sud è l’unico paese conosciuto ad avere sistemi di allevamento intensivo per far fronte alla domanda di carne di cane”.

Prima che venissero raccolte queste novemila firme Federica Salsi, eletta in Consiglio comunale, già nel mese di dicembre aveva avanzato in un’interpellanza la richiesta che il Comune di Bologna, sfruttando questo partenariato, agisse per fermare queste pratiche; la risposta dell’Assessore alla Salute Luca Rizzo Nervo, riportata

sul sito del consigliere, si concludeva così: “Al momento non sono previste azioni specifiche”. Ora ci riprovano novemila utenti della piattaforma Change.org.

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