L’analisi del genoma di cani africani ha mostrato che sono andati incontro ad adattamenti evolutivi analoghi a quelli delle popolazioni umane con cui sono convissuti per migliaia di anni. In particolare, sono portatori dello stesso tipo di mutazione che offre una protezione dalla malaria(red)

Vivendo in compagnia dell’uomo, il cane è sottoposto alle stesse pressioni selettive e questo ha portato a singolari fenomeni di evoluzione convergente fra le due specie. L’ultima e forse più impressionante dimostrazione di questo fenomeno viene dalla scoperta che i cani africani sono portatori dell’omologo di una variante genica diffusa fra popolazioni umane africane, che ha un’azione protettiva nei confronti della malaria. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università dello Yunnan a Kunming, in Cina, in collaborazione con diverse istituzioni internazionali, che firmano un articolo pubblicato su “Molecular Biology and Evolution”.

Malaria, una convergenza evolutiva fra cane e uomoI cani africani mostrano diverse differenze genetiche da quelli euroasiatici. (© Arco Images / AGF)Ya-Ping Zhang e colleghi hanno sequenziato il genoma di 19 cani nigeriani che ha permesso loro di ricostruirne la storia demografica. (La ricostruzione della storia demografica si basa sul numero e sulla frequenza con cui in una popolazione si presentano diverse varianti, o alleli, dei geni.) Hanno così scoperto che quella popolazione canina ha iniziato a divergere dalle popolazioni di cane euroasiatico circa 14.000 anni fa. Successivamente la popolazione di cani nigeriani ha subito un periodo di tracollo, che ha provocato una ridotta diversità genetica, e il contemporaneo apporto di un flusso genico proveniente dal lupo africano (Canis anthus).

Il successivo confronto fra il genoma dei cani nigeriani e quello degli altri lignaggi canini non africani ha permesso di identificare geni che mostravano segni di un’evoluzione legata a fattori dietetici e ambientali. Fra questi, i ricercatori hanno individuato geni associati alla secrezione insulinica e alla sensibilità, al sistema immunitario, all’angiogenesi e ai meccanismi di difesa

dalla radiazione ultravioletta.

Fra tutti questi geni, l’attenzione di Zhang e colleghi si è focalizzata in particolare su una variante di ADGRE1, che nella popolazione umana conferisce una certa resistenza alla malaria. Nell’essere umano questa variante genica altera la forma di un recettore per le proteine di adesione che rende difficile l’aggancio e la penetrazione del plasmodio della malaria nei globuli rossi; in una serie di esperimenti di laboratorio, Zhang e colleghi hanno mostrato che lo stesso vale per il cane.

Studi precedenti, ha sottolineato Zhang, avevano già mostrato casi di evoluzione convergente tra esseri umani e cani, ma i geni coinvolti interessavano per lo più la digestione e il metabolismo ed erano comuni a tutti i cani. La mutazione relativa alla resistenza alla malaria, riguarda invece una sottopopolazione canina che viveva insieme all’uomo in aree malariche.

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