L’isola dei cani, il nuovo film di Wes Anderson è un atto d’amore verso il cinema, l’amicizia e i cani

L’isola dei cani, nuovo film di animazione diretto da Wes Anderson, è un atto d’amore: verso il cinema, l’amicizia e i cani, ovviamente.

Presentato all’ultimo festival di Berlino, L’isola dei cani è nelle sale italiane dal primo maggio, e vede il regista texano confrontarsi di nuovo con la tecnica della stop motion, dopo il capolavoro Fantstic Mr. Fox (2009).

Nata dall’idea di voler fare un film con protagonisti dei cani in un’ambientazione giapponese, la pellicola parla di un futuro non troppo lontano, il 2037, in cui, a causa del numero sempre crescente della popolazione canina, il governo giapponese decide di confinare gli animali in un’isola discarica chiamata proprio “l’Isola dei cani”.

Atari, dodicenne affezionatissimo al suo cane, Spots, decide di volare da solo sull’isola per ritrovarlo: qui incontra un branco di cani alpha, Capo, Rex, King Boss e Duke, che cercheranno di aiutarlo nell’impresa.

“Per girare un film in stop motion bisogna essere zen”

Al Napoli Comicon abbiamo incontrato Kim Keukeleire, lead animator di L’isola dei cani, che ha lavorato al film per 18 mesi: gli animatori fanno fare ai personaggi ogni singolo movimento, un lavoro che richiede una pazienza infinita, come ci ha confermato Keukeleire, che ritrova Anderson dopo Fantastic Mr. Fox: “Devi essere molto zen, soprattutto quando non funziona come vorresti: a volte, anche se sei tu a muovere i pupazzi, non si comportano come desideri oppure cadono. Devi mantenere la calma.

Il calore dell’animazione manuale è un’altra cosa

Ogni progetto di Wes Anderson è unico e allo stesso tempo riconoscibile: le simmetrie e la palette di colori che il regista ama vanno di pari passo con un desiderio di comunicare che a volte sembra impossibile, difficoltà presto superata dai personaggi con un uso sapiente di ironia.

L’animazione non fa differenza e, anzi, permette ad Anderson di lavorare ancora di più con la texture, sbizzarrendosi con il pelo dei cani e usando tocchi di genio come la balla di cotone per le scene in cui gli animali lottano.

Non sarebbe possibile rendere tutto questo con la computer grafica: l’animazione manuale ha un calore diverso: “Ho visto il film tre volte e, anche se ci ho lavorato, ogni volta scopro dei dettagli diversi” ci ha detto Keukeleire, proseguendo: “La stop motion ha calore umano, perché non è mai perfetta: nell’animazione in CGI tutto è levigato, e, per quanto cerchi di copiare il calore della stop motion, non sarà mai così toccante.

Un cast di campioni

Le voci originali dei protagonisti di L’isola dei cani sono di un gruppo di attori incredibili, molti dei quali fedeli collaboratori di Anderson: abbiamo infatti Bill Murray ed Edward Norton, Bryan Cranston, Jeff Goldblum, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Frances McDormand, Liev Schreiber e perfino Yōko Ono.

Altra grande protagonista, e voce a sé, è la musica di Alexandre Desplat, che si scatena con tamburi incalzanti e un tema principale, il fischio con cui Atari chiama i cani, destinato a rimanere in testa a lungo.

(foto: 20th Century Fox)

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