(Afp)

Un gatto

I gatti sono il caos. I cani sono l’ordine.

Internet è stato per decenni il luogo in cui i gatti hanno regnato incontrastati. Video, foto, meme, il lato più buffo di Internet ha ruotato per oltre un decennio intorno a loro. L’Internet dei gattini. Anche i cani, certo, sono stati usati per creare video buffi. Ma l’imprevedibilità del gatto, il suo essere al di fuori delle regole, degli schemi, lo rendeva più buffo dell’ordinata, tenera disciplina di un cane.

Bene, qualcosa sembra essere cambiato. E c’è un libro appena pubblicato che ci aiuta a capire bene perché questo riguarda un cambiamento radicale del modo in cui viviamo il nostro tempo online. Ma andiamo con ordine. 

La rubrica del New York Times sul fenomeno dei gattini in rete

Amanda Hess del New York Times, esperta di social network che ha una rubrica che si chiama “Internetting”, ha pubblicato un video sull’account Instagram del quotidiano dove racconta la rivincita dei cani sui gattini: i cani sono diventati più virali dei gatti. La loro fedeltà, la capacità di stare nelle scenneggiature dei video virali, eseguendo gli ordini, rendendosi buffi senza protestare, ‘fingendo’ magari una ribellione al padrone in alcuni casi (c’è un video recente in cui si vede un cane rubare una gopro al proprio padrone, ma dai tagli e dal montaggio è piuttosto palese che gli sia stato detto di farlo) hanno fatto in modo che esplodesse la moda dei cani che fanno cose buffe.

Account Instagram, video su YouTube, cani che diventano star dei social perché fanno esattamente quello che ci aspettiamo da loro. E sono addestrati bene a farlo. Questo nuovo trend è oggetto di questa ‘inchiesta’ del quotidiano newyorkese, che forse vale la pena seguire.

Perché i cani pare siano diventati più virali? 

Il motivo però di questo cambiamento in realtà si potrebbe già comprendere sfogliando un libro che da qualche settimana è in edicola. Si chiama “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social” (Il Saggiatore, 2018), ed è di un informatico statunitense, tra i padri della realtà virtuale e nome tra i più autorevoli della Silicon Valley, Jaron Lanier.

Al di là del titolo, non è esagerato dire che tutto il libro ruota intorno all’idea dei gatti su Internet. Ai gatti è dedicata la prima pagina, così come la sua ultima. Le dieci ragioni le lasciamo alla lettura di chi è curioso di leggere il testo, però scrive Lanier alla prima riga del suo lavoro:

“Iniziamo con i gatti.

Internet è pieno di gatti. Sono nei meme più memosi e nei video più carini. Ma perché vanno meglio dei cani? I cani non sono venuti al cospetto degli uomini primitivi implorandoli di prenderli con loro, siamo noi che li abbiamo addomesticati”.

Lanier non poteva probabilmente sapere del cambio del trend anticipato da Times. E continua:

“I gatti però sono diversi. Un bel giorno sono arrivati e si sono parzialmente addomesticati da soli. Non sono prevedibili. I video di cani più apprezzati di solito sono quelli in cui vengono addestrati, mentre i video di gatti più famosi sono quelli in cui fanno cose buffe e inaspettate”.

E poi la parte più importante:

“I gatti hanno fatto ciò che apparentemente era impossibile: si sono integrati nella società tecnologica senza svendersi. Hanno ancora il comando. Non c’è motivo di temere che un oscuro meme, frutto di algoritmi e finanziato da un perfido oligarca che trama nell’ombra, abbia preso il controllo del tuo gatto. Nessuno ha preso il controllo del tuo gatto. Né tu né nessun altro”.

In questo passaggio ci sono tutti gli elementi che poi saranno sviluppati nel libro: come riacquisire indipendenza dalla schiavitù dei social network, riappropriarsi della propria personalità, del proprio contatto con la realtà, di un punto di vista sulle cose personale e non veicolato da quella che Lanier chiama “la schiavitù dell’algoritmo”.

Quella FREGATURA, la chiama proprio così e in maiuscolo, che sono le reti sociali che tracciano, controllano, suggeriscono, creano la nostra realtà sui social network. Ci addomesticano. Ci intrappolano in pregiudizi, ci trattano come prodotti.  

Il gatto è l’indipendenza. E alla fine del libro Lanier spiega che tutti i motivi per cancellare i propri account social sono finalizzati a tornare ad essere gatti non addomesticati dalle reti sociali. Utenti liberi in un Internet libero da chi veicola le nostre conoscenze, predice i nostri comportamenti, e ci addomestica. Come i cani dei video virali. Che oggi, in un’esperienza addomesticata di Internet, hanno la loro rivalsa. 

Un segno del tempo, forse. E non è una buona notizia.

@arcangeloroc

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