Prima di parlare della terapia che viene effettuata contro la Leishmaniosi canina va premesso che i farmaci che vengono utilizzati sono stati ideati e sviluppati esclusivamente per la terapia delle Leishmaniosi umane e solo successivamente sono stati utilizzati nel cane. Per questo motivo molti degli studi riportati in letteratura veterinaria presentano numerose carenze metodologiche. I problemi più frequentemente rilevabili riguardano il mancato uso di gruppi di controllo, il numero ridotto di cani che effettuano lo stesso protocollo terapeutico, la grande variabilità dei criteri diagnostici e clinici e l’estrema differenza dei criteri di "guarigione" clinica e/o parassitologica. Inoltre cambiano di molto anche i periodi di follow-up, i dosaggi e i tempi di terapia, anche se viene utilizzato lo stesso farmaco. Risulta quindi evidente che spesso l’uso di alcuni farmaci non è supportato da un valido supporto scientifico.

I protocolli terapeutici in corso di Leishamniosi canina comprendono i seguenti farmaci:

  • Antimoniato di N-metilglucammina

  • Allopurinolo

  • Miltefosina

  • Amfotericina B liposomiale

  • Amminosidina

Nella pratica clinica quotidiana, inoltre vengono spesso utilizzati protocolli derivanti da associazioni di più farmaci con l’intento di ottenere un potenziamento d’azione e di limitare i fenomeni di chemioresistenza. L’associazione tra Antimoniato di N-metilglucammina e Allopurinolo è la più utilizzata nella terapia della Leishmaniosi del cane, ed è senza dubbio il protocollo per il quale esistono maggiori consensi ed evidenze bibliografiche. E’ stato dimostrato che i soggetti trattati con la combinazione di questi due farmaci, hanno una remissione più duratura. Inoltre un altro dato interessante è la buona tollerabilità.

Questo tipo di protocollo prevede una terapia di circa due mesi con l’Antimoniato, e di parecchi mesi con l’Allopurinolo anche dopo la remissione dei sintomi. Se applicato correttamente determina quasi costantemente la guarigione clinica ed il suo mantenimento per periodi quasi sempre superiori all’anno. La terapia con i due farmaci in associazione consente anche un drastico abbassamento della carica parassitaria infettante per alcuni mesi e, di conseguenza, un minore tasso di infettività per i flebotomi. Nei casi più gravi, si può ottenere un temporaneo miglioramento dei sintomi, però non si può parlare di guarigione clinica dell’animale.

Bisogna sempre tenere in considerazione la possibilità di comparsa di recidiva della malattia, nonostante il protrarsi della terapia. Gli studi più recenti sono orientati all’utilizzo di una nuova molecola, la Miltefosina, che provoca alterazioni al metabolismo dei fosfolipidi del parassita. E’ un farmaco che sarebbe comunque meglio utilizzare in associazione con l’Allopurinolo. I risultati hanno dimostrato una significativa riduzione dello score clinico, la normalizzazione dei dati di laboratorio e la riduzione della carica parassitaria.

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