Abbiamo sicuramente sentito parlare del festival della carne di cane che si svolge a Yulin. In questa cittadina del sud della Cina ogni anno, con il tacito consenso delle autorità, si dà inizio a questo festival in cui si espone, si vende e si consuma carne di cane.

Per noi occidentali una tale manifestazione non è concepibile: i cani sono amici e compagni dell’uomo e non si mangiano. Invece, per cinesi, ma anche thailandesi, indonesiani e coreani, la festa della carne di cane è molto sentita. I cinesi ritengono che mangiare la carne di cane, oltre a essere un piatto tipico della cucina tradizionale cinese, è una pratica salutare, poiché dà all’organismo forza, resistenza e vitalità.

Si stima che in Cina vengono uccisi 18 milioni di cani ogni anno. Un numero spaventoso, ma questo è ciò che richiede un mercato da 10 milioni di euro l’anno, quello della carne e quello della pelliccia usata per confezionare indumenti. Dietro al consumo della carne di cane e al commercio delle pellicce si nasconde in realtà la piaga del commercio illegale dei cani.

Numerose organizzazioni criminali hanno dirottato il proprio giro d’affari sul traffico illegale di cani. Alcuni cani sono randagi e vengono rapiti per le strade; altri vengono prelevati all’interno di appartamenti privati e rinchiusi in strette gabbie insieme ad altri cani in condizioni al limite della crudeltà e della sofferenza. Vengono poi storditi a bastonate e uccisi brutalmente.

Il traffico illegale di cani giunge in Europa attraverso le relazioni commerciali intessute dalla malavita orientale con quella occidentale. I cani viaggiano per 10-12 ore rinchiusi e ammassati in gabbie dentro container, camion, aerei, in condizioni proibitive senza cibo né acqua, strappati appena nati, senza essere stati sottoposti alle vaccinazioni. Vengono infine trasportati negli allevamenti e nei negozi per essere venduti.

Oggi sono sorte molte organizzazioni animaliste che cercano di bloccare questo commercio illegale di cani. In Italia, la LAV (Associazione Anti Vivisezione), la Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, l’Associazione Animalisti Italiani, l’Ente Nazionale Protezione Animali, si impegnano a realizzare campagne per la salvaguardia degli animali non tanto in Italia (dove nel 2010 è entrata in vigore la Legge 201 per la protezione degli animali da compagnia), quanto all’estero dove non sono ancora entrate in vigore leggi ad hoc per la salvaguardia degli animali.

Le associazioni per la protezione degli animali si stanno diffondendo anche in Oriente, anche nelle zone laddove si consuma la carne di cane ed è presente il traffico illegale. L’associazione Soi Dog è un’associazione no-profit nata in Thailandia che si batte proprio su questi fronti. L’organizzazione benefica, con l’aiuto del governo thailandese, ha salvato milioni di cani e di gatti che erano rinchiusi nelle gabbie spaventati, maltrattati, denutriti, malati, destinati a morte certa. Tramite il web e i social network Soi Dog diffonde le loro immagini per sensibilizzare il pubblico verso questo problema e per esortarlo ad adottare questi animali sfortunati.

Contrariamente a quanto si pensi, l’allevamento di cani finalizzato al commercio della carne oggi non è molto diffuso in Cina, complice un cambiamento di mentalità che guarda ai cani più come animali da compagnia che come pietanza da mangiare. Il governo cinese ha messo in atto delle norme e dei controlli più severi che hanno scoraggiato molti allevamenti di cani, tant’è che il produzione della carne ha registrato una diminuzione notevole.

E allora come si spiegano i vari “festival” della carne di cane? Si pensa che tali “feste” siano organizzate dalle gang criminali con il tacito consenso delle autorità governative, che tacciono o fanno finta di non sapere niente. La protesta scoppiata nel 2011 da parte di un gruppo di animalisti contro una delle tante raduni del sud della Cina, era stata la prima rivolta contro queste “feste”, anche se aveva bloccato la manifestazione solo temporaneamente.

Ma è un segnale di svolta. Oggi molte associazioni animaliste come Soi Dog si stanno movimentando per promuovere iniziative contro i festival della carne di cane e il traffico illegale di questi animali.

La Cina, così come altri stati orientali sulla via dello sviluppo economico, si trovano in bilico tra la volontà di preservare la tradizione e la volontà di sganciarsi da essa. Abbandonare il consumo della carne di cane e contrastare il commercio illegale dei questi animali può essere una buona possibilità per questi paesi per proseguire sulla strada del progresso sociale e ambientale.

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