Nel 2015 il primario Brunetto aveva concesso la visita speciale di Birba alla proprietaria ricoverata

Nel 2015 il primario Brunetto aveva concesso la visita speciale di Birba alla proprietaria ricoverata

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Savona – Cani in corsia e nelle case di riposo dell’Asl. Al progetto sta lavorando il consiglio direttivo dell’azienda sanitaria. L’iter è appena all’inizio ma il progetto potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi. E così, come un vecchio amico o un parente che va a salutare chi si trova in un momento difficile della vita, Fido potrà attraversare sempre più spesso i corridoi degli ospedali della provincia, entrare nelle pediatrie a strappare sorrisi ai più piccoli o nelle geriatrie a farsi accarezzare. Per fortuna l’ospedale non è più in corso Italia, altrimenti sarebbero scattate le multe del Comune.

Il 5 dicembre l’Enpa ha inviato all’Asl una bozza di regolamento per l’accesso degli animali domestici a reparti ospedalieri e case di riposo, scritto riprendendo i principi di quello adottato dall’Asl4 di Chiavari. Nell’ultimo consiglio direttivo è stato affrontato il tema ed ora l’Asl sta elaborando un proprio regolamento per gli ospedali del savonese e le case di cura per anziani. La stesura definitiva dovrà essere esaminata e approvata da uno dei prossimi consigli di direzione; i tempi non saranno brevi ma la strada è stata ormai aperta.

«E’ un progetto al quale teniamo molto – spiega Roberto Carrozzino, psichiatra e direttore della Struttura complessa del Sert – e al quale l’Asl sta lavorando. Nell’ultimo collegio di direzione è stata esaminata una bozza che dovrà essere perfezionata. La pet therapy viene usata in molte strutture ormai. Il rapporto uomo-animale rientra nel benessere della psiche e dell’affettività; nel caso delle persone anziane prendersi cura di un animale dà una spinta motivazionale. Le incoraggia a muoversi, ad attivarsi per occuparsene». Circa tre anni fa, in via eccezionale, l’Asl aveva ammesso il cane di un’anziana paziente ricoverata nel reparto di rianimazione del San Paolo che chiedeva di poter vedere il suo Birba. «Ricordo il caso di quella paziente in rianimazione – conclude Carrozzino – poter vedere e accarezzare il suo cane aveva avuto un ottimo effetto su di lei».

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