Sempre più famiglie, per fortuna aggiungeremo noi, considerano i propri animali domestici come parte integrante della propria famiglia.

Anche se in teoria qualunque animale può “far compagnia” agli esseri umani, in pratica la maggior parte degli animali da compagnia appartengono a un ristretto numero di specie, preferite per il loro aspetto o per il comportamento. Si contrappongono idealmente agli “animali da reddito”, raggruppamento che comprende tutti quelli che, a partire dai primordiali utilizzi nella pastorizia, hanno un’utilità di tipo produttivo.

Secondo quanto riferisce l’ultimo rapporto Assalco/Zoomark, compendio annuale sul mondo degli animali domestici, in Italia gli  animali domestici preferiti sono i pesci che raggiungono la cifra di 30 milioni, seguiti a ruota dagli uccellini che si attestano sui 13 milioni, facendo in modo che il nostro paese raggiunga il primato europeo della loro diffusione.

Sono, invece, 7 milioni i cani e 7 milioni e mezzo i gatti. I piccoli mammiferi domestici – conigli, furetti, roditori di varie specie – raggiungono i 2 milioni.

Gli  italiani, poi, risultano particolarmente attenti a garantire la miglior qualità di vita possibile ai propri animali, siano essi pesci, uccellini, cani o gatti: il 77 per cento viene nutrito con pet food industriale perché ritenuto bilanciato, nutriente e sicuro dall’85 per cento dei veterinari. E ancora: nove proprietari su dieci hanno un veterinario di riferimento e l’85 per cento vi si reca una o più volte all’anno.

L’animale domestico più intelligente è il cane

Gli animali domestici, del resto, sono un vero toccasana per la salute mentale degli esseri umani: a confermarlo anche diversi studi scientifici, che specificano come cani e gatti donerebbero ai loro padroni non soltanto il loro amore, ma anche una sorta di stabilità emotiva in grado di lenire i disturbi e i traumi psicologici.

Ma se pesci e uccellini sono gli animali domestici più diffusi, quali sono i più intelligenti?

Neanche troppo a sorpresa, la risposta appare quasi ovvia: il cane.

Suzana Herculano-Houzel, psicologa e biologa della Vanderbilt University (Tennessee) ha messo a punto un metodo per quantificare il numero di neuroni corticali nel cervello di 8 specie di carnivori domestici e selvatici, cani e gatti inclusi. Ha così scoperto che Fido vince a mani basse questa sfida con 530 milioni di neuroni nella corteccia, contro i 250 milioni dei gatti.

La corteccia cerebrale è l’unica parte del cervello in grado di guidare il processo decisionale e la risoluzione dei problemi. Per tale motivo è strettamente associato all’intelligenza di un essere vivente.

L’ipotesi di base che la ricerca pensava di confermare è che i predatori hanno bisogno di un quantità maggiore di neuroni corticali per svolgere un’attività impegnativa come la caccia. I risultati, però, hanno provato che le dimensioni del cervello sono simili tra carnivori ed erbivori, dimostrando come la pressione evolutiva abbia avuto un peso di pari valore in entrambi i casi.

Inoltre, i carnivori più grandi attestano che non esiste proporzionalità tra dimensioni del cervello e numero dei neuroni. Questi ultimi, per esempio, sono presenti in quantità maggiore in un cane rispetto a un orso, il cui cervello è il triplo di quello del miglior amico dell’uomo e addirittura 10 volte più grande di quello di un gatto.

“Sono convinta che il numero assoluto di neuroni negli animali, specialmente nella corteccia, determini la ricchezza del loro stato mentale e la loro abilità nel predire avvenimenti semplici sulla base dell’esperienza pregressa”, dice Suzana Herculano. “Io sono di parte perché preferisco i cani – aggiunge – ma questi dati scientifici indicano che sono capaci di azioni ben più complesse e flessibili rispetto ai gatti”.

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