La storia d’amore fra Dion Leonard e la cagnolina Gobi inizia in Cina, nel 2016. Lui è un ultramaratoneta, lei una randagia. Sembra un incontro casuale, ma in realtà il destino è già scritto: la quattrozampe lo segue, corre insieme a lui e percorre 130 chilometri della gara. Gli occhi di quella cagnolina fanno breccia nel cuore dell’uomo che decide di adottarla. Un’impresa difficile, resa quasi impossibile perché, quando Leonard torna in Scozia, Gobi viene smarrita dalla donna che se ne doveva prendere cura in Cina. Ma Leonard non è solo: la sua storia fa il giro del web e da tutto il mondo arrivano aiuti economici e il sostegno morale per scrive il lieto fine di una storia avvincente e commovente che ora è arrivata in libreria: “Gobi – Un piccolo cane un grande cuore” (HarperCollins pag. 286, 18 euro). Abbiamo avuto la possibilità di parlare con l’autore e farci raccontare le emozioni vissute in prima persona. 

La prima volta che ha incontrato Gobi ha detto: “Che cane intelligente. Da me non avrai niente”. Che tipo di rapporto aveva con gli animali prima di conoscere questa cagnolina?  

«Ho sempre amato gli animali. Ho sempre amato i cani. Probabilmente più delle persone. In quel momento ho detto quella frase perché ero concentrato sulla gara, ero lì per quello e volevo andare fino in fondo. Non volevo essere distratto dal cane. Ma è bastata una settimana perché le emozioni avessero il sopravvento sull’aspetto sportivo. Tutto è cambiato» 

Lei nel libro racconta il suo difficile passato. Del passato di Gobi non sa quasi nulla. Come se lo immagina? Simile al suo?  

«Ho subito sentito una similitudine con la mia infanzia, con il mio passato. Ed è stato per questo che credo che sia nato il desiderio di aiutarla, di starle vicino e di migliorarle la vita» 

Spesso si dice che ogni proprietario assomigli al suo cane e viceversa. Che cosa avete in comune?  

«Beh la prima cosa che abbiamo in comune è che entrambi amiamo correre [ride divertito n.d.r.]. Caratterialmente diciamo che c’è una bontà d’animo che ci accomuna. Entrambi abbiamo un buon carattere, stiamo bene insieme e questo credo abbia fortificato la nostra unione. Diciamo che quando incontri Gobi lei riesce a trasmetterti molto. Quando l’ho incontrata non ho sentito solo il desiderio di aiutarla, ma anche di tirarle fuori quello che voleva trasmettermi».  

Quando siete soli, magari nel silenzio della notte, che cosa legge nei suoi occhi? Che cosa crede che Gobi riesca a vedere nella sua anima?  

«Mi capita spesso di svegliarmi nel cuore della notte e di guardarla. E lei è lì, con gli occhi aperti, che mi osserva. Anche durante il giorno capita che i nostri sguardi si incrocino e io mi sento trafitto dai suoi occhi dolci, come se io per lei fossi un libro aperto. In Cina molte persone credono nelle vite passate. Una cosa a cui io non ho mai creduto, però, vivendo con Gobi, sento che c’è una relazione e un legame che va oltre lo spiegabile, il razionale» 

In molte interviste televisive Gobi appare molto tranquilla, molto rilassata accanto a lei. Si sente al sicuro. Che cosa immagina abbia provato quando lei è dovuto tornare in Scozia lasciandola in Cina?  

«Credo che abbia sentito la mia mancanza. Il fatto stesso che lei sia scappata, che si sia persa quando me ne sono andato per molte persone ha significato che Gobi è andata a cercarmi. E l’ho capito dalla sua reazione quando l’ho ritrovata» 

Ha temuto di non rivederla?  

«Sì. Quando si è persa ho provato una sensazione devastante. In quei momenti mi chiedevo che cosa sarebbe stato di me se non l’avessi rivista».  

Al di là del supporto economico, quanto è stato importante il supporto di tutta la gente che conosceva la sua storia?  

«Il loro supporto è stato fondamentale, sia quello arrivato da ogni parte del mondo, come quello delle persone in Cina che si sono mobilitate per darmi una mano a trovarla. È stata un’esperienza che mi ha segnato». 

Il volantino per ritrovare Gobi 

Molte persone hanno amato e seguito con ansia la sua storia con Gobi. Ma molte altre hanno detto: “Ma perché fare così tanto per un cane quando ci sono umani che soffrono molto più di Gobi”. Che cosa ne pensa?  

«Le persone sono molto diverse. C’è chi risponde a situazioni come la mia e altre che la pensano in maniera diversa. Così come è vero che ci sono umani che hanno bisogno di aiuto, ci sono anche animali che hanno bisogno di aiuto. La scrittura di questo libro spero possa aiutare molte persone a capire e provare quei sentimenti di affezione, di cura e di generosità che magari non avrebbero mai sperimentato. Il fatto stesso che il libro sia diventato un best seller internazionale è anche la prova che le persone hanno bisogno di vedersi riflessi in emozioni di questo tipo, sono alla ricerca di emozioni di forti, commoventi e coinvolgenti». 

La sua “avventura” Gobi è successa in Cina, un paese non sempre facile per i cani. La vostra storia ha aiutato le associazioni animaliste locali?  

«In tutti i Paesi dove il libro è uscito c’è stata una mobilitazione concreta, con persone che hanno fatto donazioni e che si sono mosse per supportare le associazioni animaliste locali. Per ora il libro non è ancora uscito in Cina, ma spero che venga tradotto in cinese e che possa risvegliare un po’ le coscienze nei confronti degli animali e della relazione che può esistere con gli uomini. Però sin da subito vorrei dirle che non bisogna fare di tutta “un’erba un fascio”: in Cina, soprattutto le nuove generazioni, amano e rispettano i loro cani, dimostrando una tendenza completamente diversa dal passato». 

Ultima domanda: come sta Gobi?  

«La sua anca è guarita. Non sarà più al 100 per cento come prima anche perché, come ho detto, Gobi ha sempre amato correre e l’ha fatto su terreni abbastanza difficili e a lungo andare questo ha lasciato il segno. La nostra vita insieme è meravigliosa: io credo che lei stia vivendo un sogno, ogni giorno per lei è un giorno di felicità e serenità». 

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