“Il circo con gli animali: ha ancora senso? Ha senso al giorno d’oggi il circo in cui si esibiscono gli animali?”. Inizia con queste due domande la riflessione sul circo del consigliere comunale del Movimento 5 Stelle di Ladispoli, Antonio Pizzuti Piccoli. 

“Nel tentativo di dare una risposta voglio provare a proporre un ragionamento; voglio provare a partire dal presupposto che gli animali del circo siano amati dai loro detentori e siano trattati nel rispetto delle norme sul benessere animale. Nel mio ragionamento provo a distinguere gli animali domestici dagli animali selvatici tenuti in cattività; provo a distinguere il momento del semplice allevamento da quello dell’esibizione”.

“Gli animali domestici sono le specie che, a partire dal Paleolitico (circa 12 – 10.000 anni fa), l’uomo ha cominciato ad allevare, prelevandone esemplari in natura, durante quella grande rivoluzione culturale e comportamentale che portò l’uomo a diventare coltivatore ed allevatore sedentario. Con la domesticazione – scrive Pizzuti Piccoli – decine di specie animai e vegetali furono a poco a poco trasformate non solo nella morfologia e nell’aspetto, ma, soprattutto, nel comportamento. Pensiamo al lupo, trasformato nel nostro cane domestico o al cinghiale, divenuto il maiale domestico, ecc.; questi animali oggi sono adattati a vivere a contatto con l’uomo. Un animale domestico, rispetto al suo progenitore selvatico, non teme più l’uomo ed è abituato a convivere con lui; sono stati, infatti, abbattuti nel tempo, quei comportamenti che costituivano barriere alla domesticazione, quali quelli di fuga o quelli aggressivi, di difesa personale dell’animale o dei propri cuccioli. Oltre agli schemi comportamentali – prosegue Pizzuti Piccoli – l’uomo ha modificato anche le caratteristiche morfologiche e biologiche degli animali addomesticati. Molti animali domestici sono oggi più grandi dei loro progenitori selvatici, e hanno un accrescimento ponderale più veloce; la fisiologia riproduttiva è inoltre modificata aumentando la prolificità e spesso vengono a ridursi o a mancare del tutto alcune strutture funzionali alla difesa dell’animale selvatico, come le corna, che tendono a ridursi o a scomparire in molte razze domestiche.

“L’animale domestico quindi si trova a suo agio nell’essere tenuto in un recinto; ma allora dove si caratterizzano situazioni di stress negli animali domestici tenuti nel circo? Sicuramente il trasporto continuo, da un attendamento all’altro, è fonte di grande stress per gli animali; anche se il trasporto viene fatto in assoluto rispetto delle norme per il benessere animale, sottoporre un animale domestico a continui spostamenti – spiega il consigliere comunale grillino – provoca sicuramente uno stato di sofferenza che non fa bene all’animale stesso. Vi è poi da chiarire se lo spazio in cui l’animale è mantenuto sia effettivamente adeguato alle sue esigenze biologiche; occupandomi da tempo di animali domestici ho capito che non sempre il rispetto delle norme sanitarie e sul benessere coincide con le esigenze biologiche di un animale. Faccio l’esempio del maiale domestico, spesso tenuto nelle campagne in box di piccole dimensioni; tecnicamente sta bene, ‘normativamente’ è tutto a posto, ma non può muoversi e scavare nel fango a sua scelta, soffrendo quindi di una inibizione del suo comportamento”.

“Parliamo ora dell’animale selvatico mantenuto in cattività. Sicuramente oggi gli animali selvatici tenuti in cattività difficilmente sono prelevati in natura ma si tratta di animali nati già in cattività; tuttavia è doveroso distinguere l’animale domestico, che ha subito un processo di trasformazione nella fisiologia e nel comportamento durato millenni, dall’animale selvatico che, seppure nato già in cattività, ancora non ha vissuto quel processo di adattamento che gli permette di convivere con l’uomo. Un animale in queste condizioni – aggiunge ancora Pizzuti Piccoli – sicuramente soffrirà per gli spazi angusti e per i continui trasporti più di un animale domestico, sicuramente la vicinanza dell’uomo e degli spettatori creerà un notevole stato di disagio. Non è detto che alla apparente calma esteriore dell’animale, probabilmente ormai rassegnato alla sua condizione, corrisponda uno stato di benessere fisiologico ed etologico adeguati alle sue esigenze. Spesso in queste condizioni si manifestano comportamenti aberranti, come la coprofagia (tendenza a mangiare i propri escrementi) o i movimenti stereotipati come far finta di sotterrare il cibo (cosa impossibile in una gabbia col fondo di ferro o legno), camminare per ore su e giù per il recinto, ciondolare la testa in continuazione, ecc.”.

“Nel circo, oltre al semplice allevamento, subentra anche l’esibizione dell’animale nello spettacolo e l’addestramento a compiere esercizi di fronte al pubblico. Voglio dare per scontato che tutte le operazioni che costringono un animale ad esibirsi e a svolgere numeri nel circo siano frutto di pratiche rispettose del benessere dell’animale e non coercitive e violente. Anche qui – prosegue il consigliere comunale ladispolano – distinguiamo però gli animali domestici da quelli selvatici; taluni animali domestici, in virtù di questo processo millenario di domesticazione, sono più versatili nel compiere in maniera spontanea alcuni esercizi durante le esibizioni. Questi esercizi, comunque, costituiscono una forzatura del naturale comportamento dell’animale stesso. Nel caso dell’animale selvatico questa forzatura si amplifica notevolmente al punto che lo stato di stress può nel tempo causare l’insorgere di vere e proprie patologie”.

“Alla domanda iniziale, quindi – conclude Pizzuti Piccoli – se ha ancora senso il circo con gli animali lascio ai lettori libertà di scelta; io personalmente, porto i miei bambini al circo senza animali!”.

15 luglio 2017 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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