Un ragazzo nel Regno Unito si è vendicato di un graffio ricevuto mettendo il proprio gatto a cuocere nel forno. L’intervento della fidanzata ha salvato l’animale, ma la storia è del 2011

(Foto: Vika/Flickr)

(Foto: Vika/Flickr)

È accaduto davvero, un ragazzo che vive nel Regno Unito ha messo il proprio gatto nel forno a microoonde con l’intento di ucciderlo. Una brutta storia di violenza sugli animali ripresa anche dalla Bbc e da un quotidiano di Portsmouth. Una notizia che ha ricominciato a circolare in Italia dallo scorso 12 luglio, quando è stata pubblicata dal sito Pianeta donna, ma che in realtà è ormai datata, perché risale al 2011.

La versione italiana della storia, in particolare, comincia ad assumere i contorni della bufala quando si scende nei dettagli dell’accaduto, che sono in parte ripresi dalla notizia di cinque anni fa e in parte completamente inventati. Ma andiamo con ordine.

È la notte del 25 febbraio 2011 quando un ragazzo allora 20enne di nome Stephen, in quel momento ubriaco, viene graffiato dal proprio gatto di due anni di età e chiamato Come on then nella sua abitazione in Omega Street a Portsmouth nello Hampshire. Già il nome scelto per il gatto (tra l’altro) era tutto un programma, visto che si tratta di un’espressione aggressiva spesso utilizzata prima di iniziare un combattimento.

L’uomo, che in quel periodo era disoccupato e soffriva di problemi di alcolismo, ha deciso di vendicarsi della piccola violenza subita uccidendo il gatto. Dapprima ha tentato di defenestralo, poi ci ha ripensato e lo ha infilato all’interno del microonde della cucina, accendendo l’elettrodomestico.

La fidanzata e convivente Jade, allora 17enne, è corsa terrorizzata a chiedere aiuto a Simon, il vicino dell’appartamento accanto. Tornati nella cucina della follia, hanno chiesto al ragazzo dove avesse messo il gatto, e si sono trovati di fronte la scena raccapricciante del felino che stava iniziando la cottura al microonde. Hanno immediatamente spento l’apparecchio e fatto uscire il gatto, il quale però è collassato sul piano della cucina appena messe le zampe all’esterno, dopo essere stato all’interno dell’elettrodomestico acceso per cinque o sei secondi.

Sopravvissuto ma malconcio, Come on then è stato affidato alle cure della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (la Rspca, ossia l’equivalente del nostro Ente nazionale protezione animali Enpa) di Fareham, che lo ha preso in carico in piena notte quando faticava a respirare, aveva la lingue penzolante, presentava bruciature al pelo scuro e aveva gli occhi completamente rossi di sangue.

Sono servite diverse settimane di cure antibiotiche, antidolorifici e piccoli interventi chirurgici per rimettere il gatto in forma. Ribattezzato Nancy visto che si trattava di una femmina, il gatto ha lentamente superato lo stress ed è stato di nuovo reso idoneo all’affidamento. L’unica conseguenza di quella notte, stando ai veterinari, è stata lo sviluppo di una forte timidezza nei confronti dei gatti maschi.

Il gatto Nancy protagonista della storia (Foto: Solent News)

Il gatto Nancy protagonista della storia (Foto: Solent News)

Quanto al signor Stephen, il gesto compiuto nella notte folle lo ha fatto finire davanti al giudice, che ha sentenziato una condanna a 16 settimane di carcere (poi sospesa per 18 mesi), a un anno e mezzo di libertà vigilata, a un coprifuoco di 6 settimane dalle 19:00 alle 7:00 del mattino e al divieto irrevocabile di avere animali domestici per il resto della vita. A determinare la pena è stato soprattutto l’intento sadico con cui il ragazzo intendeva torturare l’animale, che violava i princìpi dell’Animal Welfare Act in vigore nel Regno Unito dal 2006.

E dove sta la bufala? A parte il mancato riferimento temporale al fatto che si tratta di una storia vecchia e riciclata, l’articolo italiano che circola sui social in questi giorni è pieno zeppo di inesattezze, falsità e dettagli modificati ad hoc per commuovere i lettori, oltre che di un’infinità di errori grammaticali (sembra quasi che sia stato scritto con un copia-incolla da Google traduttore).

Anzitutto il nome del gatto, che nella storia acchiappa-click si chiama Niko anziché Come on then, poi l’intervento dei genitori del ragazzo anziché dei vicini di casa e una serie di particolari sulle condizioni di salute del gatto. Infine, tanto per aggiungere un po’ di drammaticità alla storia, si dice anche che la fidanzata 17enne del ragazzo sarebbe stata incinta, e che questo avrebbe in qualche modo indotto il giudice a essere più indulgente sul comportamento del ragazzo. Nota tutta la storia, su Pianeta donna lo strano titolo scelto per l’articolo è stato: Il suo terribile umano lo ha fatto cuocere nel microonde per 5 secondi, ecco la storia di Niko.

Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento?

Segui

0 Comments

Leave a reply

©2024 ForumCani.com