Si è fatto leggenda, diventando il più famoso tra i gatti marinai, una categoria realmente esistita e inquadrata. Si chiamava Oskar e pare fosse un micio nero col collo bianco. Era imbarcato sulla Bismarck, l’imponente corazzata tedesca che salpò il 18 marzo 1941 da Göteborg per l’operazioneRheinübung, con l’obiettivo di cannoneggiare i cargo britannici nell’Atlantico.  

La prima e sua ultima missione: la Bismarck fu affondata dagli aerei britannici, decollati dalla portaerei Ark Royal e da quattro navi. Sopravvissero 116 membri d’equipaggio; un marinaio del cacciatorpediniere alleato Cossack, intervenuto in appoggio, scorse Oskar su un tavolaccio galleggiante e lo salvò. A bordo lo battezzarono – incredibile, no? – Oscar. 

Oskar diventa Oscar  

Il 24 ottobre 1941 il Cossack partì da Gibilterra per scortare un convoglio verso il Regno Unito e fu silurato dal sommergibile tedesco U-563. Morirono 159 uomini su 190; si provò a trainare la nave, finché colò a picco. I superstiti furono trasferiti sul cacciatorpediniere Legion, incluso Oscar, che fu preso in consegna dal comandante del porto della Rocca. Qualche mese dopo sull’Ark Royal fecero domanda per avere un gatto, come arma anti-topi. Così Oscar – nel frattempo soprannominato Unsinkable Sam, l’innafondabile – prese servizio sulla portaerei. Inutile dire che anche questa nave fu silurata da un sommergibile, l’U-81, di ritorno da Malta.  

L’equipaggio fu in gran parte trasbordato su due altre unità (Legion e Lighting, inabissatisi nel 1942 e 1943) meno 250 uomini e il comandante, che furono poi evacuati prima che l’Ark Royal affondasse. Oscar fu ritrovato ancora una volta su una tavola galleggiante. Lo riportarono a Gibilterra, nell’ufficio del comandante del porto. E qui la sua carriera terminò: quando l’ennesimo comandante chiese l’arruolamento di un gatto, si guardò bene da accogliere Oscar. Bollato come menagramo, l’animale fu consegnato al governatore della Rocca, Sir John Vereker, quindi rimpatriato e sistemato – come riporta Detlef Bluhm nel libro”Gatti di lungo corso” – in un istituto per marinai, l’House for Sailors di Belfast. Qui morì nel 1955. 

I dubbi  

Ora, qualche dubbio su questa storia c’è. Nessuno si ricorda di tale gatto sulla Bismarck, non ci sono prove fotografiche, difficile che possa essere stato recuperato da una tavola galleggiante, improbabile che fosse finito in mare quando affondò l’Ark Royal perchè ci fu tutto il tempo per evacuare chi era a bordo… E se fosse? Perchè rovinare una bella storia con la verità? La leggenda di Oscar in fondo celebra tutti i gatti che fecero il proprio dovere a bordo delle navi, nei secoli. Unità fenicie, vichinghe; le caravelle di Colombo; le galee di Andrea Doria, che soprannominò il suo gatto Dragut, come il suo nemico; il Bounty…  

Le assicurazioni imponevano i gatti  

Servigi regolamentati. I Rôles d’Oléron (1160) condannavano gli armatori a risarcire il carico rosicchiato dai topi se a bordo non ci fosse stato un gatto, mentre le leggi del Consolato del Mare (1484) imponevano ai comandanti il dovere di procurarsi gatti. Jean-Baptiste Colbert nel XVII secolo disponeva che nessuna nave potesse lasciare il porto per le colonie francesi senza gatto.  

E ancora, nei vicini Anni Settanta una compagnia di assicurazioni d’Oltralpe si rifiutava di riconoscere in giudizio i danni del carico causati da roditori se a bordo si fosse risparmiato sul gatto. Mascotte e membro d’equipaggio a tutti gli effetti. Mici marinai che la Royal Navy congedò definitivamente nel 1975. 

Per saperne di più, segnalo il libro “Gatti di lungo corso” di Detlef Bluhm (Corbaccio, 161 pagine, 12 euro). Qui un’ampia galleria felina, da Oscar alla signora Chippy imbarcata sull’Endurance di Ernest Shackleton, a Nigger, che aveva un’amaca personale a prua della Terra Nova di Robert Falcon Scott.  

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