La sindrome della tasca del canto mediale è una condizione della congiuntiva molto comune nel cane, ma raramente diagnosticata correttamente. Si presenta tipicamente come una congiuntivite cronica o ricorrente, che si manifesta con la presenza di uno spesso scolo mucoso denso o purulento, lieve arrossamento della congiuntiva e alcuni follicoli congiuntivali in corrispondenza della tasca. Lo scolo si nota soprattutto la mattina, ma può ricomparire anche durante la giornata, soprattutto quando il cane si sveglia dopo alcune ore di sonno. La sindrome della tasca del canto mediale non rappresenta propriamente una patologia, quanto più la conseguenza di una caratteristica anatomica presente in alcune razze dolicocefale, che presentano orbite profonde, cranio snello e sottile e lieve enoftalmo (ovvero un lieve infossamento del globo oculare nell’orbita).

In seguito a tale conformazione, si viene a creare uno spazio nel fornice congiuntivale ventrale (da qui origina il termine “tasca”) che raccoglie una discreta quantità di film lacrimale. La componente sierosa del film lacrimale evapora facilmente, lasciando un deposito mucolipidico, tipo gel grigiastro, visibile soprattutto a livello del canto mediale. La raccolta di polvere, detriti cellulari ed altro materiale estraneo può a volte portare a irritazione, che come risultato causa ulteriore infiammazione dell’area, con iperemia della terza palpebra, della congiuntiva mediale e scolo oculare mucopurulento.

Le razze che presentano questa conformazione del cranio e che sono perciò predisposte allo sviluppo di questa sindrome sono: Levriero afgano, Dobermann, Golden retriever, Setter Gordon, Alano, Pastore dei Pirenei, Labrador, Terranova, Barbone gigante, Rottweiler, Samoiedo e Weimaraner.

sindrome della tasca del canto mediale

Il paziente tipico è un cane giovane (6-18 mesi), clinicamente sano, dalla conformazione dolicocefalica. L’esame clinico generale è nella norma. All’esame oftalmologico tutti i riflessi neurologici risultano nella norma e gli occhi sono aperti e non mostrano fastidio. Lo Schirmer Tear Test (STT) è un test molto importante nella diagnostica differenziale e nel caso di questa patologia risulta nella norma. Lo scolo è bilaterale e si osserva soprattutto nel fornice ventrale e nel canto mediale, in una tasca che si forma nello spazio tra il globo oculare e le palpebre. L’esame intraoculare risulta invece nella norma.

Se lo scolo appare di natura essenzialmente mucosa, non si ritiene necessario l’invio del campione per un antibiogramma, esame consigliato nel caso di scolo muco purulento: infatti la presenza di scolo purulento è indicativa di sovracrescita batterica di microrganismi opportunisti secondari. I batteri isolati sono di norma agenti Gram positivi come Staphylococcus, Bacillus e Corynebacterium spp. Raramente si isolano batteri Gram negativi e patogeni primari. Tra le procedure necessarie in corso di diagnosi occorre lavare i dotti naso lacrimali, poiché tra le diagnosi differenziali principali c’è anche la dacriocistite (ovvero un’infiammazione e infezione delle vie lacrimali).

Il paziente migliora normalmente con una terapia antibiotica locale (a base di acido fusidico o cloramfenicolo), anche se lo scolo si riforma velocemente non appena si sospende il ciclo di terapia. Dal momento che questa sindrome è determinata dalla conformazione anatomica del cranio e dell’orbita, caratteristiche sulla quale ovviamente non è possibile intervenire, l’igiene rappresenta la giusta chiave per la sua gestione. Si utilizza soluzione salina sterile, asportando il muco inizialmente due volte al giorno mentre una volta sotto controllo, si deve continuare la pulizia quotidiana al mattino. Inoltre è consigliato effettuare un lavaggio aggiuntivo nel caso il cane dovesse trovarsi in un ambiente potenzialmente irritante, per esempio in un’area polverosa o sulla spiaggia.

A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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