Parlare ai cani con lo stesso tono con cui si parla ai bambini piccoli è una tendenza naturale che mira a stimolarne l’attenzione e a facilitare lo sviluppo delle capacità di interazione sociale. Una ricerca mostra che questa strategia funziona, ma solo sui cuccioli(red)
MARTIN BUREAU/AFP/Getty ImagesDall’analisi dei dati raccolti è risultato che la struttura acustica
delle parole dirette ai cani cambiava rispetto all’intonazione del normale discorso fra persone, e che il cambiamento era indipendente dall’età del cane, con la sola eccezione dell’altezza del suono, leggermente più alta durante la comunicazione con i cuccioli.
I cuccioli, da parte loro, rispondevano in modo decisamente più attivo quando sentivano frasi pronunciate con la tipica intonazione con cui ci si rivolge ai bambini rispetto a quando le sentivano in un tono normale.
Al contrario, nei cani più anziani il tono usato non influiva sulla reazione, forse perché – ipotizzano i ricercatori – il cane adulto dà un peso maggiore ad altri fattori, per esempio se la voce ascoltata sia conosciuta o meno.
Ciò suggerisce che nei cani giovani il registro vocale “da bambini” abbia un valore funzionale, proprio come nei bambini. Il fatto che continuiamo a usare quell’intonazione anche con i cani adulti rispecchierebbe, secondo i ricercatori, una nostra tendenza naturale a usare quel meccanismo di stimolo di fronte a qualunque individuo che mostri di non possedere capacità verbali.