NUOVA ZELANDA

30.08.2018 – 10:27

Aggiornamento 10:42

A causa del loro impatto sulla fauna locale, soprattutto quella degli uccelli. Ma c’è chi non è d’accordo: «Come faccio con i roditori?»

AUCKLAND – Sterilizzati, microchippati e tenuti sott’occhio e poi – quando un giorno moriranno – non potranno essere sostituiti con un altro micio. È questa la proposta di legge del Concilio regionale di Omaui, all’estremo Sud della Nuova Zelanda.

«Non siamo odiatori di felini», ha confermato a Newshub John Collins dell’Omaui Landcare Trust, «Ma vorremmo che i nostri cittadini proprietari di animali dimostrassero un certo senso civico. Semplicemente la nostra isola non è un posto adatto ai gatti».

Ma da dove viene tutto questo astio nei confronti dei piccoli quattrozampe? Il motivo è legato al loro istinto «di killer naturali» e il pesante impatto della loro presenza sulla fauna locale di piccoli animali, soprattutto uccelli autoctoni.  

La proposta di legge – chiamata “Pest management plan” (“Piano di disinfestazione”) – verrà valutata a fine ottobre ma non tutti i residenti ne sono proprio felicissimi. Soprattutto quelli per i quali il loro istinto predatorio è una vera e propria salvezza: «Senza un gatto, casa mia diventa malsana», ha spiegato un’abitante della regione all’Otago Daily Times, «i miei tre mici sono l’unica arma che ho a disposizione per combattere i roditori. Per questo sto pensando di fare una petizione».

Anche nella regione di Auckland, invece, si sta progettando di inasprire le leggi riguardanti i mici, introducendo l’abbattimento di qualsiasi gatto trovato senza microchip.

Il piano, redatto nel 2016, ha l’obiettivo di eliminare la fauna di predatori non autoctoni – tra i quali ci sono anche gli opossum, i ratti e gli ermellini – il cui impatto negativo sul settore primario e sull’economia arriva a costare ogni anni diversi miliardi.

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