Oscar Grazioli

Agile come un’ape, veloce e silenzioso come la sua puntura, triste e malinconico come l’espressione di un Greyhound. Per questo il suo proprietario lo aveva chiamato Sting (in inglese «puntura») e lui era entrato giovanissimo, dopo un severo allenamento, nel mondo delle corse di cani, per uscirne dopo soli quattro anni, come la maggior parte di questi «atleti» ormai bruciati sulle piste circolari a questa giovane età, i legamenti e i tendini ormai usurati dalla fatica.

Per fortuna, contrariamente al passato, oggi negli Stati Uniti, dove la corsa dei cani è associata al gioco d’azzardo come la corsa dei cavalli, il 95% dei cani che escono dai cinodromi trova un proprietario disposto ad adottarli. Sting ha trovato John Muellner, un ingegnere di 56 anni che lavora in una società elettrica per la creazione di circuiti stampati. John si è subito innamorato di questo cane dallo sguardo languido e triste e ha cercato di reinserirlo nella società dalla quale i cani da corsa sono volutamente tenuti lontano, perché nulla li deve distrarre da quello che sono obbligati ad avere davanti agli occhi e stampato in testa in ogni momento: la falsa preda che scatta mentre escono dalla gabbia e l’esplosione di muscoli e tendini nel tentativo di raggiungerla.

John sapeva che non è facile «ricondizionare» un Greyhound da corsa, ma Sting si è rivelato un ottimo allievo, tanto da raggiungere, in poco tempo, la certificazione di cane adatto alla pet therapy. «Nulla lo spaventa e niente lo infastidisce – ha affermato John – come invece capita a tanti altri cani da corsa che, a causa delle condizioni estreme in cui sono stati utilizzati per anni, soffrono di disturbi psichici». E così i due hanno cominciato a frequentare un programma di pet therapy presso un ospedale pediatrico locale, vicino a Minneapolis.

In quel periodo, presso la Biblioteca della contea di Ramsey a White Bear Lake, circa 30 chilometri a nord-est di Minneapolis, Ann Wahlstrom, bibliotecaria specializzata in bambini, lanciava una strana iniziativa, chiamata «Paws to Read» (Zampe per leggere). Ann aveva notato la scarsa predisposizione dei bambini a frequentare la biblioteca fino a quando, un tardo pomeriggio, un anziano, accompagnato dal proprio cane, si era seduto a leggere una rivista. Un bambino, che di solito odiava leggere, aveva iniziato a declamare una poesia davanti al cane, che sembrava ascoltarlo. Saputo di questo episodio John portò Sting in biblioteca e i bambini avevano 20 minuti per leggere dei brani al cane, che rimaneva incollato alle loro bocche per ore. Fu così per due anni, due volte la settimana con la biblioteca piena di bambini, fino a quando per due serate consecutive c’era sì qualche bambino, ma nessuno che leggesse libri a Sting. A questo punto, il 7 febbraio John pubblica su Facebook la foto del cane rattristato. Il giorno dopo scoppia il delirio. Chiamano il numero della biblioteca da ogni parte degli Stati Uniti. I più vicini prenotando serate, i più lontani chiedono di mettere la cornetta del telefono accanto all’orecchio di Sting per leggergli qualcosa. Ora Sting è «prenotato» fino ad aprile e un secondo cane visita questa biblioteca per alternarsi a Sting che ha 10 anni e deve avere le sue pause di riposo. Ann è felicissima perché il suo programma è ripartito e altre biblioteche, all’interno della contea di Ramsey, hanno molte richieste di «cani da lettura».

«Amiamo promuovere la gioia della lettura – ha detto Ann – e la gioia di leggere per le zampe».

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