Quand’ero adolescente, mentre io pensavo alle prime cotte e ai Duran Duran, mia madre passava molte domeniche al mese al rifugio dei cani abbandonati. Era uno dei rifugi più malmessi, che dipendeva dal buon cuore di pochi e ospitava i casi più disperati. Leshmaniosi, leptospirosi, parvovirus – lo stesso che presumibilmente colpì la mamma gatta di Milo -, e poi cimurro, rabbia, epilessia, paraplegia. C’era di tutto ed erano tantissimi. Mamma si armava di guanti usa e getta e andava. Per distribuire il cibo raccolto durante la settimana, con le donazioni e con i propri soldi; per donare il proprio tempo, donare una carezza. E quando tornava aveva sempre tante storie, di speranza e di disperazione. «Hai visto come ti ha riconosciuto, hai visto?», diceva a mio padre, commossa, quando lui l’accompagnava. Lei li avrebbe portati tutti a casa.

Giorni fa, con la mia amica Cristina, sono andata alla Casetta dei gatti , associazione di volontariato non a scopo di lucro fondata a metà degli anni Duemila in un ex deposito per giardinieri nei pressi dell’Eur, a Roma, e oggi convenzionata con il Comune. La Casetta ha come obiettivo principale la lotta al randagismo, e ospita un centinaio di mici tra randagi, disabili, malati e abbandonati, cercando di trovar loro una casa, e tanti altri ne assiste nelle vicinanze, offrendo anche supporto e generi di prima necessità a colonie feline gestite da privati bisognosi. I volontari della Casetta sono una quindicina, a rotazione.

È qui che un annetto fa Cristina ha adottato Coco, subito dopo la morte della Penni. Coco aveva già tre anni ed era arrivata alla Casetta dal Luneur, l’ex luna park di Roma, sito poco lontano, che prima della ristrutturazione ospitava una colonia libera. Inizialmente, Cristina e suo marito volevano un gattino piccolo, da crescere, ma la signora Anna, che li ha accolti, intuendone la sensibilità ha fatto notare loro che i gatti adulti hanno molte meno chance di trovare una casa rispetto ai cucciolini. È bastato uno sguardo, e si sono innamorati, e oggi Coco è una principessina, sorella minore di Lisi e Mini, e non lascia mai la mamma. Che differenza si può fare in una vita che ha vissuto le asprezze della strada o le ristrettezze di un gattile – che pur se ben gestito non è un ambiente naturale per un gatto, che al contrario del cane non è animale da branco.

Il primo settore, entrando alla Casetta, è proprio quello dei cuccioli, e ti prendono il cuore. C’è Venere, piccola piccola, bellissima e color grigio chiaro, che salta da tutte le parti pretendendo attenzioni. Lei è una di quelli fortunati: è già stata adottata e andrà via entro fine mese, dopo il primo vaccino. Ma forse non lo sa, perché miagola e miagola, e ha sempre una manina, un piedino o il naso fuori dalla gabbietta, ad acciuffare il primo visitatore o volontario che passa. «Io, io», sembra che gridi, ed è determinatissima. «Accarezzami! Prendimi! Portami con te! Miao, miao». Anche Neko e Kelly, della gabbietta accanto, sono state adottate: due sorelline nere e tanto dolci di circa tre mesi. Ma ci sono anche i fratellini Semola e Merlino, della stessa età, bianchi e rossicci, e poi Harry e Meghan, così chiamati perché nati in coincidenza del matrimonio reale. Harry, bianco e nero, ha preso la mia mano e non la lascia più: lecca e fa le fusa, fa le fusa e lecca. Con la sorellina, più pudica, sono in cerca di adozione, e io non vorrei più staccarmi. Ma ci sono tanti altri gattini cui far visita. Il periodo estivo, si sa, è tempo di riproduzione e di abbandono. Alcuni cucciolini vengono portati alla Casetta anche dagli operatori ecologici dell’Ama, che a volte li trovano gettati nei cassonetti appena nati. Arrivati alla Casetta, i micetti vanno in isolamento, giusto il tempo di verificare che non abbiano qualche malattia in incubazione. E purtroppo a volte succede di perdere una vita a causa di una malattia infettiva grave. I volontari fanno tutto il possibile, e soprattutto sperano, ricacciando le lacrime.

C’è Morgan, bellissimo e sinuoso, di colore bianco e grigio perla. Ha meno di quattro anni e la leucemia felina (Felv), ma non solo. Quand’è arrivato, racconta la signora Laura, aveva l’intestino retto espulso ed è stato operato tre volte. Vive in un’area molto piccola, in attesa che la Casetta possa costruire una zona dedicata ai mici con la Felv, un retrovirus che i gatti si passano attraverso i morsi o la saliva, che una mamma può trasmettere ai suoi cucciolini e che causa un sistema immunitario debole. Un’adozione del cuore è ciò di cui Morgan avrebbe bisogno. Qualcuno che possa seguirlo, con uno sfogo esterno come un giardinetto per il suo problema intestinale, peraltro contenuto con un’alimentazione mirata.

Ma alla Casetta dei gatti ci sono anche Thomas e Lisetta, mici «da spremitura», come sono chiamati, perché non controllano le funzioni fisiologiche e devono essere aiutati. Quotidianamente, con manovre speciali insegnate dal veterinario. Thomas è tigrato, Lisetta è bianca e nera. Disabilità, la loro, purtroppo non rara. Dovuta spesso a traumi della colonna vertebrale seguiti a un investimento o a percosse. Alcuni di questi gatti sono incontinenti, altri vanno aiutati come Lisetta e Thomas, un po’ come si fa coi gatti cuccioli quando la mamma gatta non c’è. I volontari portano tutti i gatti dal veterinario, fanno le flebo, le iniezioni, l’Aerosol. Si può aiutare in tanti modi, spiega Laura. Con le adozioni a distanza, con le donazioni. Basta consultare la pagina Facebook alla voce “Aiutaci” per capire che serve di tutto: medicinali, cibo, antiparassitari, cucce, copertine, piatti di carta e traversine igieniche, lettiere.

Perché, seppure rispetto a colonie gestite da privati senza sovvenzioni pubbliche la Casetta dei gatti è certo più fortunata, purtroppo, specie in estate causa emergenza cuccioli, il sostegno della pubblica amministrazione non è sufficiente. Così, la Casetta, come tante associazioni simili, si sostiene con le donazioni private, raccolte fondi e mercatini solidali. E allora è doveroso un appello. Proprio in questi giorni tantissimi di noi compilano la dichiarazione dei redditi: perché non scegliere di donare il proprio 5 x 1000 a una delle tante associazioni che si occupano di animali abbandonati?

18 luglio 2018 (modifica il 18 luglio 2018 | 00:58)

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