La spiccata propensione dei cani a socializzare con gli esseri umani è correlata alla presenza di variazioni genetiche che sono assenti nel lupo e che sono estremamente simili a quelle che si trovano nelle persone affette da sindrome di Williams, un disturbo caratterizzato, fra l’altro, da un’eccessiva socialità(red)

L’elevata capacità dei cani di comunicare e interagire con gli esseri umani è legata una serie di modificazioni in alcuni geni che sono estremamente simili alle alterazioni genetiche che nella nostra specie danno origine alla sindrome di Williams, un disturbo caratterizzato, fra l’altro, da un atteggiamento iper-sociale. Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori della Princeton University in collaborazione con ricercatori di altre università statunitensi, è apparso su “Science Advances”.

La base genetica della passione dei cani per l'uomoCortesia Monique UdellBridgett M. von Holdt e colleghi hanno quantificato e confrontato le abilità sociali di un gruppo di cani e di un gruppo di lupi grigi allevati in cattività, sia verso i conspecifici, sia verso gli esseri umani. I risultati hanno mostrato una differenza abbastanza marcata proprio nella tendenza alla socializzazione con gli umani.

In uno dei tanti test, per esempio, gli animali dovevano aprire entro due minuti una scatola contenente del cibo. Quando era presente un ricercatore, i lupi avevano più probabilità di risolvere il compito perché vi si dedicavano completamente, mentre i cani “perdevano tempo” guardando spesso la persona. In un altro test, entrati in un recinto in cui c’era un estraneo, tanto i lupi quanto i cani gli si avvicinavano, ma mentre i lupi iniziavano a vagare dopo pochi secondi, i cani gli restavano accanto per molto più tempo.

La successiva analisi del genoma degli animali ha messo in evidenza che in alcune parti del genoma canino – e in particolare in una regione omologa a quella che nell’essere umano è critica per lo sviluppo della sindrome di Williams – ci sono inserzioni di materiale genetico (assenti nel lupo) la cui presenza è associata alla tendenza a cercare il contatto fisico con la nostra specie.

Queste inserzioni

sono costituite da trasposoni (piccole sezioni di DNA che sono in grado di spostarsi da una parte all’altra del genoma), che nel cane si sono stabilizzare in una parte del genoma importante per diversi aspetti del comportamento sociale. “Non abbiamo trovato un gene della socialità – afferma von Holdt – ma un’importante componente genetica che plasma la personalità animale e ha aiutato il processo di domesticazione e il passaggio dal lupo selvatico al cane.”

Cortesia Monty SloanSecondo i ricercatori, alla luce di questo studio appare plausibile che nelle prime fasi del processo di domesticazione, quando i lupi iniziavano ad avvicinarsi agli insediamenti umani, i cani siano stati selezionati per la loro tendenza a cercare la compagnia umana e non per un insieme di abilità cognitive, come la capacità di discernere gesti e voce.

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