“La fine dei quaranta, come sanno tutti, è un’età pericolosa. Due anni fa mi sono innamorata di qualcuno che non era mio marito, ma l’amore inaspettato della mia vita non è un toy boy o una vecchia fiamma riscoperta con Facebook… lei è un cane da montagna dei Pirenei di 58 chili”. Così Jojo Moyes, autrice dei bestseller Io prima di te (da cui è stato tratto il fortunato film con Emilia Clarke e Sam Claflin), esordisce in un bellissimo pezzo scritto per The Times.

La scrittrice racconta che non aveva nessuna intenzione di prendere un altro animale, perché in casa c’era già un certo sovraffollamento, con tre cavalli, tre gatti, un border terrier e tre bambini. Ma subito dopo essersi trasferiti in una casa molto grande, un amico della famiglia aveva notato un cane nella pagina web del canile locale, ed il cuore di Jojo Moyes si è subito intenerito. “Nessuno vuole un cane che quasi certamente ha bisogno di urgenti cure veterinarie o peggio (i cani di grandi dimensioni non arrivano alla vecchiaia)”.

Ripensandoci, non so cosa esattamente mi abbia persuaso a incontrarla.

Così ricorda l’autrice, ma fatto sta che lei e la famiglia si sono recati in una piccola casa che scoppiava di cani in affido, “ed eccola lì, mogia, un cane bianco che sembrava un pony”. I volontari che la tenevano le dissero che amava i bambini ed il formaggio, ignorava i gatti e non avrebbe dato alcun problema.

Mi dissi che era la cosa giusta da fare.

Da quel momento Jojo Moyes dichiara di aver sviluppato una nuova simpatia per chiunque adotti un bambino, perché si era ritrovata piena di nervosismo già solo al pensiero di controllare la casa affinché fosse a prova di cane, tanto da svegliarsi nel cuore della notte. La proprietà in cui vive con la famiglia si estende per quasi nove ettari senza un’area recintata adibita a giardino, il che avrebbe potuto essere problematico. L’avrebbe dovuta spazzolare frequentemente? Avrebbe dovuto mettere una recinzione attorno al laghetto? Quando arrivò il fatidico giorno, l’uomo del canile che supervisionava la pratica di adozione diede uno sguardo alla proprietà esclamando: “Ad essere sincero, vorrei che adottaste me”. E così una settimana dopo Jojo Moyes stava tornando verso casa, con un cane che “c’era voluto 20 minuti per far salire in macchina”, perché troppo anziana per saltare, e che per tutto il tempo del tragitto ha pianto addolorata, spingendo la donna a chiedersi, mentre la guardava dallo specchietto retrovisore, “Che cosa ho mai combinato?”.

Solo dopo mi resi conto che era stata adottata tante di quelle volte che aveva creduto di dover cambiare nuovamente casa.

Ma con tanta pazienza, esercizio e soprattutto l’instaurazione di una routine quotidiana, l’animale ha cominciato ad ambientarsi. Però dopo poche camminate, BigDog (così si riferisce al cane l’autrice, ma il nome dell’animale è Nanook) mostrava di zoppicare vistosamente. La Moyes fece ricerche per capire se si trattasse di artrite o problemi di articolazioni, ma poi scoprì che il fastidio era dovuto al fatto che i cuscinetti del cane erano delicatissimi, perché era stata utilizzata in allevamento per produrre cucciolate, e quindi non era abituata a camminare. “L’abbiamo fatta passeggiare sull’erba finché le zampe non si sono fatte più ruvide, ed intanto io nutrivo pensieri malevoli per le fabbriche di cuccioli”.

Le prime settimane non sono state facili: l’animale piangeva spesso, soffriva di infezioni alla vescica e mangiava sporadicamente. I gatti di casa non erano entusiasti della sua presenza ma i figli di Jojo non facevano che tuffarsi nel suo morbido pelo e giocare con lei. È davvero una razza che ama i bambini, e questo esemplare, non appena ne vede uno che entra in casa, abbassa la testona e si fa gentile ed arrendevole. Non altrettanto con i visitatori adulti (“ricevono un benvenuto come quello di The Revenant”). Col tempo però il cane ha capito che questa era finalmente la sua famiglia definitiva, e pian piano si è fatta sempre più allegra, ha smesso di piangere in macchina (hanno anche fatto venire una rampa speciale dalla Germania per permetterle di entrare ed uscire dall’abitacolo più agevolmente), ed addirittura i gatti hanno cominciato ad accompagnarla nelle passeggiate.

Io, inaspettatamente, mi sono completamente innamorata.

Jojo Moyes è rimasta sorpresa dell’amore che prova per Nanook perché ha sempre voluto bene a tutti i suoi animali, ma “BigDog mi adora in un modo al quale non ero pronta. È un amore che mi distrae, appassionato, che consuma il mio tempo. In genere i cani distolgono lo sguardo quando li fissi negli occhi, ma lei continua a guardare, come se volesse farti diventare parte di lei”. Quando si riposa (e a giudicare dalle foto su Instagram, è un’attività in cui ama indulgere), solleva la testa per controllare dove sia la padrona e poi sbuffa in approvazione. “La notte viene da ciascun membro della famiglia per farsi accarezzare sull’enorme e soffice testone, e poi se ne va a letto”.

È l’amore costante che guarisce le ferite, anche per i cani. BigDog ci ha messo un anno prima di cominciare a scodinzolare, e da lì ha pian piano preso a giocare, tirando giocattoli in aria o trotterellando in giro per casa. “Abbiamo imparato presto che quando lo fa, la cosa migliore è appiattirci contro le pareti, perché fa volare lampade, accartocciare i tappeti e librare decorazioni varie dagli scaffali”, prosegue l’autrice, descrivendo il cane come “più grande di un pony delle Shetland”, e raccontando che è già riuscita a far cadere sia lei che il marito, tanto che quando partecipava al tour promozionale del suo libro Io prima di te aveva un legamento leso, mentre il coniuge si è trovato a portare una ginocchiera dopo essere stato accolto dal cane con eccessivo entusiasmo. Ma l’amore che Nanook prova per la sua famiglia è solo capace di crescere, ed oltre ad apparire spesso nel feed della Moyes su Instagram, ora ha anche un account tutto suo, nei quali la possiamo vedere mentre, come dice la padrona, “parla durante la cena”, ovvero si sdraia di lato vicino al tavolo e grugnisce aspettando una risposta, ottenuta la quale risponde con altri versi.

“Il piacere inaspettato dell’accogliere in casa un animale abbandonato sta nel vederli aprirsi piano piano, prendere confidenza con l’ambiente che li circonda ed esprimere finalmente gioia”, e questa è una cosa che chi di noi ha avuto la fortuna di provare sa che è inestimabile, e soprattutto, un cane che si sente amato è capace di ricambiare l’affetto senza riserve, mostrandosi presente a modo suo nei momenti necessari. “Sono consapevole del fatto che ad ogni balzo che fa nel bosco, ad ogni carezza sulla pancia, ho reso la sua vita infinitamente migliore, e durante un paio di anni in cui la nostra famiglia ha avuto a che fare con una seria malattia, operazioni chirurgiche importanti, gli ostacoli e le fatiche del lavoro, della politica e della vita, lei è rimasta una fonte costante di gioia ed affetto”.

Ovviamente avere cani, soprattutto quando sono in là con gli anni, non è tutto rose e fiori: la casa si sporcherà di più, bisogna portarli a passeggio, hanno le loro idiosincrasie (Nanook nutre profonda antipatia per ciclisti, motociclisti e – una sola volta – anche per una sedia a rotelle motorizzata). Questa cagnolona in particolare è di grandi dimensioni e non più giovanissima, oltre che sfruttata per la riproduzione, quindi è impegnativo gestirla fisicamente ed il costo delle cure veterinarie non è indifferente. Eppure, quando si instaura un rapporto come quello descritto da Jojo Moyes, tutti questi sono inconvenienti cui non si dà peso.

Una volta, durante un pranzo in presenza dell’editore americano della Moyes, Nanook è sparita: ricerche frenetiche per tutti i dintorni, uno spavento che l’autrice paragona all’eventualità di perdere di vista il figlio di due anni in un supermercato, ma niente…. non si trovava. Non potendo dar retta all’editore, Jojo Moyes ha pagato per un taxi che lo riportasse a Londra (“non potevo andare da nessuna parte finché non l’avessi ritrovata”). Un’ora dopo Nanook è stata localizzata che sguazzava felice in uno stagno putrido.

Ho pianto per il sollievo (e poi quando ho visto il conto della toeletta).

BigDog ormai si fa amare anche dalla gente del posto e dai passanti, è un habitué del caffè dove l’autrice scrive, ed i figli adolescenti della sua padrona dicono che quando è via, Jojo Moyes sente molto di più la mancanza del suo cane che non di loro, ma in realtà anche per i giovani è lo stesso, quando sono lontani. Una volta ha anche sorpreso il marito che parlava con Nanook a colazione, offrendole di migliorare il pasto con del parmigiano (ricordate? Ama il formaggio). Insomma, BigDog è diventata talmente parte integrante della vita della Moyes che nel suo ultimo libro, Sono sempre io, c’è un cane che ha la stesso debole culinario; ma in realtà l’impatto del cane nella vita della sua padrona è anche più profondo: da quando c’è lei, la Moyes è più in forma (quattro passeggiate al giorno aiutano), più vicina al marito (una delle passeggiate la fanno insieme, all’alba), Nanook fa ridere i figli anche quando sono in preda al broncio più fiero (risate spesso provocate dalla deferenza che dimostra al gatto più anziano, o dal modo in cui si agita mentre sogna).

Quando l’hanno portata a casa pensavano che al massimo avrebbe potuto rimanere con loro per quattro anni: all’epoca era una stima che non provocava vera tristezza, ma adesso che ne sono passati già due Jojo Moyes si trova quasi a dover ricacciare indietro una lacrima ogni volta che il cane zoppica o si accascia esausto a terra. “Eppure forse la lezione che impariamo dagli animali è proprio questa: l’amore è fugace, spesso inaspettato, e bisogna farne tesoro quando arriva. Per ora, un cane extra-large dall’espressione addolorata mi ha insegnato a vivere nel presente e godermi ogni singolo giorno che ci è concesso. Quello che, come famiglia, abbiamo imparato in particolare dai cani abbandonati, è che si riceve davvero tanto solo quando ci si offre”.

Non tutti abbiamo l’opportunità di condividere col mondo, ed in maniera così suggestiva, le grandi emozioni che gli animali ci sanno dare, ma ogni volta che qualcuno come questa autrice, o attori famosi quali Tom Hardy o Jessica Alba raccontano il loro amore per i propri compagni a quattro zampe, ci sentiamo un po’ rappresentati. La speranza è che quando sono i nomi noti a mostrare la gioia che c’è nel regalare una casa agli animali meno fortunati, magari qualcuno in più si deciderà a tentare, e così scoprirà di aver regalato un’inesauribile fonte di gioia a se stesso.

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