Il migliore amico dell’uomo fiuta il diabete e ti salva la vita. Anche a Pavia gli addestratori di cani allerta, che con il loro super olfatto sono in grado di lanciare un sos in caso di crisi glicemiche. Un’idea, nata dal binomio cane-paziente, che parte da Verona con Progetto Serena nel 2013, e poi si estende su tutto il territorio italiano, dopo diverse conferme di successo. Come il caso di Irene, 26 anni, la cui glicemia è scesa a 20 mentre dormiva. Il cane di Irene ha fiutato un cambiamento, ha cercato di svegliarla in tutti i modi e quando ha capito che non era possibile, ha allertato i suoi genitori, abbaiando e tirandoli giù dal letto. O le tante testimonianze di picchi glicemici alla guida, quando il cane, addestrato per captare le «anomalie» dell’organismo del padrone, ti costringe ad accostare e a verificare se qualcosa non sta funzionando. Fido diventa il termometro dell’ipertrofia o ipoglicemia della persona. Un prezioso aiuto soprattutto per bambini e anziani. I casi più seri sono le crisi ipoglicemiche nelle ore notturne, quando passa molto tempo tra una misurazione e l’altra di glucosio, con il rischio di finire in coma glicemico. Il cane può essere addestrato a una serie di azioni allerta. Le famiglie dei piccoli diabetici, spesso disorientate di fronte a una malattia che non conoscono, possono contare su un compagno a quattro zampe che restituisce normalità e dignità a giornate scandite da misurazioni e punture.

Un anno di allenamento per un fiuto infallibile. Nel tartufo del cane (il naso, ndr) c’è la capacità di riconoscere milioni di odori, un potere olfattivo che non ha eguali. È proprio grazie a questo super potere se è in grado di capire quando il corpo della persona cambia, attraverso odori, sudore e saliva. «I cani vengono allenati attraverso discriminazione olfattiva — spiega Maria Silvia Falconi, tecnico terapie non farmacologiche, istruttore cinofilo onlus Carolina —. Annusano provette contenenti saliva di persone normo glicemiche, ipo e iperglicemiche, e percepiscono le variazioni». Indagini olfattive continue, e se l’odore non torna, ci si attiva subito per salvare il proprio padrone. Un cane si prepara in 12-18 mesi, poi si devono mantenere le conoscenze acquisite e fare aggiornamenti annuali, una sorta di revisione del fiuto. Tutti i cani sono in grado di diventare «allerta diabete», anche quello di famiglia. Età e razza non sono influenti, conta la relazione emotiva con il padrone. «Non si lavora solo su un tecnicismo, ma anche sul rapporto con l’animale — precisa Maria Silvia —. Il cane risponde bene perché c’è una forte relazione emotiva con la persona in difficoltà. Non prepariamo i nostri amici in un centro specialistico, ma a domicilio in ambienti a lui familiari».

L’animale non sostituisce il medico, ma rende autonomi. Il cane fiuta diabete è un aiuto, di certo non lo si può sostituire a diagnosi, controlli e terapie tradizionali. Responsabilizza e stimola chi lo accudisce. Ne è convinta Maria Silvia, che spesso ha riscontrato notevoli benefici anche con persone anziane: «Pensiamo alle persone di una certa età, spesso sole, o ai pazienti geriatrici con demenza senile: una presenza in casa è fondamentale, stimolerebbe il movimento, l’allenamento cognitivo. Prendersi cura di un cane, anche solo dare la pappa o spazzolarlo, è un impegno molto importante per queste persone. Si sentono utili e importanti».

Supporto a costo zero quando le associazioni fanno rete. A Pavia, Agd, Associazione giovani con diabete, riunisce 490 associati: un gruppo di genitori con figli diabetici, e pazienti stessi, in costante aggiornamento. «Ci siamo messi in contatto per scambiarci consigli pratici, dall’insulina ai viaggi all’estero, passando per la merenda di compleanno adatta agli allenamenti di basket quando arriva la crisi glicemica — spiega Elisabetta Debiaggi, Presidente Agd Pavia —. Ora siamo moltissimi, e iniziative come quelle di Progetto Serena sono ossigeno per le famiglie». Formare un cane fiuta diabete costa in media 3 mila euro. Un costo che le famiglie non devono sostenere proprio grazie all’impegno delle associazioni sul territorio. Se in casa non c’è ancora un amico a quattro zampe, verrà ricercato da Progetto Serena all’interno dei diversi canili presenti sul territorio e poi verrà addestrato e donato a titolo gratuito.

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