Lunedì, 22 Febbraio 2016 13:13

IZSTeramoSarà il giudizio in appello a stabilire se le indennità degli ex componenti del consiglio di amministrazione dell’Istituto zooprofilattico “Caporale” sono congrue o meno.
Il Tribunale Civile di Teramo ha ritenuto corretti i compensi riconosciuti ai cinque membri del consiglio di amministrazione rimasti in carica per circa tre anni, è stata impugnata dai nuovi vertici dell’Istituto. «Abbiamo deciso di presentare appello», sottolinea Manola Di Pasquale, di recente designata alla guida dello Zooprofilattico, «perché i nostri predecessori si sono autodeterminati l’indennità nonostante fosse in corso l’approvazione della legge regionale di riforma».

L’ex cda, prendendo spunto dal decreto legislativo di riorganizzazione degli istituti zooprofilattici in Italia, nel 2013 aveva adottato lo statuto in cui il compenso per ciascun componente veniva commisurato al 30% dello stipendio del direttore generale. A conti fatti, stando anche alla sentenza impugnata, la spesa a carico dell’Istituto sarebbe di oltre 600mila euro per il triennio in cui sono rimasti in carica gli ex amministratori.

Secondo l’attuale presidente Di Pasquale si tratta di una cifra troppo alta, anche alla luce di quanto a suo tempo evidenziato dal ministero della Salute che riteneva più adeguate indennità pari al 10% per i consiglieri e al 20% per il presidente. «Alle casse dell’istituto verrebbero tolti quasi 700mila euro», tiene a precisare, «e questo ci dispiace molto perché sono soldi che potrebbero finanziare la ricerca».

La presidente dell’Izs auspica un accordo con l’ex cda che riduca l’esborso, facendolo rientrare nei limiti che con il varo della legge regionale sono stati uniformati alle indicazioni ministeriali. I tentativi fatti finora, però, sono caduti nel vuoto e la sentenza di primo grado ha reso esecutiva l’indennità calcolata dagli ex componenti del cda. Determinante nella decisione presa dal giudice è stato l’avallo dato allo statuto, e di conseguenza ai compensi, da parte dell’allora presidente della Regione Gianni Chiodi, che rivestiva anche la carica di commissario alla sanità. Nonostante le riserve espresse dal ministero, ritenute nella sentenza non condizionanti, il provvedimento dunque ha assunto efficacia. «Chiodi però avrebbe dovuto bloccarlo, considerati anche i cambiamenti in corso», sottolinea la nuova presidente, «ma non l’ha fatto».
Di Pasquale non entra nel merito di questa scelta ma si augura che la sentenza di appello ribalti il giudizio di primo grado scaturito dall’istanza presentata da quattro dei cinque componenti dell’ex cda contro il mancato pagamento delle indennità.

Nel frattempo, infatti, la legge regionale di riordino degli istituti zooprofilattici è entrata in vigore. Il nuovo consiglio di amministrazione ora è formato da tre membri i cui compensi corrispondono
al 20% per il presidente e al 10% per di consiglieri dello stipendio del direttore generale. «In tutto, l’istituto spende 44mila euro l’anno», conclude Manola Di Pasquale, «a fronte dei 220mila euro indicati nel vecchio statuto».
(fonte)

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