Arte, letteratura e un’accademia rivelano le 9 vite dei mici. Fascinosi e nobili a cui l’uomo può sperare di avvicinarsi.

Daniela Veronese pittrice https://www.facebook.com/PAINT-DOG-371378789698257/

Sono stati quattro passi in soffitta tra le tele di Lucio Gatteschi, pittore aretino che dipinge gatti colorati e fantasiosi, a farci riscoprire una associazione, nata nei primi anni Novanta per volontà di una coppia di illuminati fiorentini, decisi a fondare una Accademia che parlasse di fascino e magia attraverso i gatti, testimoni ed ispiratori nelle arti e nelle civiltà. Simbolo, fin dalle più antiche civiltà, di bellezza e libertà, il gatto rappresenta un ideale a cui l’uomo può soltanto sperare di avvicinarsi: la nobiltà e la purezza unite alla magia e alla più intensa passionalità. «Nel passato i più illustri personaggi che hanno donato al mondo genio e arte, sono stati amanti e amici del gatto ci racconta Lucio Gatteschi che nello stemma di famiglia porta il magico animale primo fra tutti l’uomo considerato per eccellenza espressione della genialità: Leonardo da Vinci, ma non dimentichiamo Baudelaire, Chaplin, Hemingway o per rimanere nel mio settore Manet..», E noi ricordiamo Louis Ferdinand Céline che con la sua gatta Bèbert, tigrato di razza europea, attraversa la Guerra e l’esilio.Un gattaccio curioso, intrepido, scorbutico, perspicace. Un tipo pulito. Fedele al proprio amico e salvatore, lo scrittore più grande ella destra europea, che lo fece diventare uno dei gatti più celebri della letteratura.

Daniela Veronese pittrice

Louis Ferdinand Céline, un tipaccio, burbero, intrattabile, fedele solo a se stesso, trasandato e ossessionato dall’igiene -tanto da dedicare la propria tesi di laurea al dottor Semmelweis, che consigliando ai medici di lavarsi le mani, prima di entrare in sala parto, cambiò la storia della medicina- viveva e condivideva tutto con la amata gatta Bébert. Ci siamo allora incamminati lungo l’Arno e, nella bellezza di Firenze, siamo riusciti a rintracciare la professoressa Marina Alberghini, pittrice, saggista e storica del mondo felino. Parlare con Marina è stato come cadere in una favola pelosa e scoprire che questi esseri delicati e affascinanti, simbolo da sempre della libertà sono anche oggetto di studio fin dalle più antiche civiltà. Nove vite. Un comune detto popolare, i gatti hanno nove vite, ma non è una semplice leggenda, è un testo sacro tibetano ci racconta Marina Alberghini: «Dopo la sua nona reincarnazione, il gatto si tramuta in un guro umano, con il compito di assistere un artista, un essere di pensiero o sensibile. Il gatto deve passare prima nove vite e appare chiaro il motivo per cui gli artisti, gli intellettuali, i poeti e gli scrittori abbiano da sempre amato i gatti,che sono stati loro compagni di vita e di ispirazione.

Daniela Veronese pittrice https://www.facebook.com/PAINT-DOG-371378789698257/

Come gli artisti, i gatti sono solitari e indipendenti, e hanno la facoltà di astrarsi in un mondo superiore facendo da tramite da questo mondo a quello della realtà. E quindi molti furono i gatti compagni di vita e protagonisti delle opere dei loro grandi amici artisti, opere che senza la loro presenza mai sarebbero state fatte. Non a caso gli Egizi adorarono la Dea gatta Bastet dell’Oudjat, l’Occhio Sacro medium tra il mondo reale e ciò che sta “Oltre” e uno dei più grandi pittori del Novecento, Paul Klee, nel suo quadro testamento dipinse il suo gatto Bimbo come Il Guardiano della Soglia». L’Accademia dei gatti magici è l’unica associazione al mondo che promuova la cultura attraverso la figura del Gatto. Animale ispiratore capace di amare in modo assoluto senza perdere la dignità della libertà : la vita con un gatto ripaga come scrisse Rainer Maria Rilke. Non tutti nei secoli sono stati capaci di comprendere la grandezza dell’essere gatto e così sono state perpetrate violenze e crudeltà ai danni di questo mite e bellissimo animale, in particolar mo-cie i neri, credendo che rappresentino il Diavolo. Certo non bastò l’illuminismo a spazzare le tenebre del fanatismo religioso e della superstizione, ma i campi del sapere sempre più allargati grazie oggi alle moderne tecnologie. Oggi ci sono ancora violenze sui gatti, specie se neri, ma risiedono ormai nella sfera di qualche minorato mentale o sadico . Bisogna anche rendere omaggio alle associazioni animaliste e ai volontari che si prodigano instancabilmente contro ogni tipo di violenza e abbandono. Ciò non toglie che dobbiamo stare sempre in guardia! Il gatto nell’antichità era considerato un Dio presso gli Egizi, gli Indiani, i Precolombiani, i Giapponesi ed era molto rispettato anche dall’Islam perché amato da Maometto.

La Chiesa cattolica invece, dopo la bolla di Gregorio IX del 1233 contro i gatti neri, lo perseguitò come il covo del diavolo e l’Inquisizione ne mandò a morte milioni, fino al 1700». Gli accademici dei gatti magici si ritrovano piuttosto dentro la frase di Lorenzo il Magnifico «Per Scienza, per Bellezza, per Piacere ». «L’Accademia fu fondata da mio marito, Giordano Alberghini, nel 1992 ci racconta Marina e  dopo la sua scomparsa io ne sono il Presidente. L’Accademia e un modo bello,nuovo e divertente di fare cultura, protezionismo animale insieme: indirizzandolo a tutti coloro che aspirano a un più armonioso adattamento all’universo di quello consentito dalle attività di tutti i giorni, agli esteti, ai filosofi, a coloro che amano la bellezza, l’arte, il pensiero libero. Coloro che interpretano la vita come un gioco, che trovano nella grazia e superiorità di questo essere, nella sua filosofica armonia, nella sua decorativa presenza, il compenso e la sola giustificazione ad amarlo, senza abbassarsi a contrattazioni». Marina Alberghini, che vive a Fiesole con tredici gatti e due cani, racconterà a Roma il prossimo venerdì 21 ottobre la storia di Happy de Gressoney La Trinité nel corso del Festival degli animali che si terrà al Macrotestaccio in piazza Orazio Giustiniani, organizzato dall’Enpa. Un incontro dedicato ai tutti i ragazzi delle scuole medie della capitale dove Happy, la gatta magica comparsa nella vita dei fondatori dell’Accademia fiorentina nel 1986 avrà un ruolo davvero magico: ricondurre i ragazzi verso la vita vera e immaginifica, lontano dallo schermo sterile di un telefonino e più prossima al morbido manto di un amico peloso, che fa magiche fusa.
LUCIA LEONESSI (Libero)

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