Peanut è un mama’s boy. Elena Lusenti, fotografa milanese trapiantata a Miami sorride mentre prende in braccio il piccolo cane: «Negli Usa chiamano così i quattrozampe che vivono incollati ai compagni di vita umani». È al limite degli 8 chili, che gli consentono di viaggiare in cabina. Peanut due volte all’anno attraversa l’oceano con Elena che torna in famiglia: «Ha un timer incorporato. Si addormenta quando sale in aereo e si sveglia quando atterriamo».

Bravo lui, ma anche lei che oltre a prenotare con largo anticipo i viaggi (in cabina c’è posto per un numero limitato di animali), lo porta per tempo dai veterinari di Stato per controllare i documenti, aggiornare il passaporto e la scheda vaccinale. E nel giorno della transvolata «lo faccio camminare a lungo e poi gli dò un pasto, ma leggero». Niente pasticche: sempre più compagnie rifiutano di imbarcare animali intontiti dai farmaci.

I rischi dell’accelerazione

Non tutti i pet sono come Peanut. Volano gatti, furetti, cani, conigli, cavie. A Malpensa ricordano lo sbarco di uno squalo in arrivo da Singapore. Come noi possono soffrire di mal d’aria. Con l’aggravante di non avere la consapevolezza del luogo in cui si trovano. Un po’ come svegliarsi in ascensore: «L’accelerazione verso l’alto comporta l’aumento di gravità e dunque di peso, la pressione del corpo verso il pavimento — spiega Daniele Mazzini, istruttore cinofilo —. In volo poi l’accelerazione è in diagonale. L’animale si sentirà anche spinto in avanti, schiacciato sul bordo della gabbia». Chi ama viaggiare è bene che abitui al volo sin da piccoli i propri pet, aggiunge Manuela Michelazzi, medico veterinario, «utilizzando se di piccola stazza il trasportino, fino a farlo diventare la loro cuccia».

Le regole delle compagnie

Il viaggio con il proprietario in cabina è privilegio per pochi selezionati pet. Ma non c’è regola universale. Per l’alta quota vale il detto «Paese che vai usanza che trovi». Se negli Emirati Arabi la compagnia Etihad accetta il trasporto di falchi con il passeggero, così la Qatar Airways, negli Usa l’Emotional Support Dog (animali di conforto) permette di portare in cabina animali fuori stazza, a condizione di mostrare un certificato medico attestante una disabilità psichica, dall’ansia alla depressione, dal disturbo bipolare all’attacco di panico. Ma già si annunciano restrizioni. Ci sono compagnie che non accettano di trasportare rane e tartarughe (se non in stiva o in voli cargo). E i voli sono off limit per esotici e serpenti. Ci sono viaggiatori che al check in scoprono di aver documenti incompleti o all’atterraggio si vedono prelevare il pet per la quarantena. Si possono vedere passeggeri in lacrime come la 21enne Belen: a Baltimora un assistente di volo si sarebbe rifiutato di imbarcare il suo criceto nano consigliandole di sbarazzarsene, gettandolo in un wc.

La vaccinazione obbligatoria

La vaccinazione antirabbica per i cani è l’unico comune denominatore, richiesta in ogni paese del mondo. Ma Finlandia e Irlanda pretendono anche il trattamento per la tenia echinococco. E il Regno Unito, noto come paese dog-friendly, vieta l’ingresso a cani di razza Pitbull Terrier, Tosa, Dogo Argentino e Fila Brasileiro. I siti delle Ats, le compagnie di volo, i medici veterinari sottolineano l’importanza di «programmare con anticipo il viaggio». Anche due mesi. Compagnie e scali aeroportuali sono attenti al benessere degli animali. I cavalli viaggiano in cargo ma seguiti a vista da un groomer. E anche ogni compagnia è un mondo a sé: Easy jet accetta solo i cani guida per non vedenti; altre confinano i molossoidi e affini con le merci. E c’è chi vieta il volo in stiva — benché riscaldate — ai cani con muso schiacciato, dai Carlini ai Boxer.

14 marzo 2018 (modifica il 14 marzo 2018 | 11:58)

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