Roma, 8 giugno 2017 – Soppressa nel 2013, la politica cinese del “figlio unico” per il controllo demografico è stata riesumata nel modello ma è applicata ai cani. La diffusione di animali da compagnia, parallela all’aumento del benessere, ha allarmato da tempo le autorità, che ora sono corse ai ripari a Qingdao, metropoli di quasi 9 milioni di abitanti nella provincia orientale dello Shandong, seconda solo a Pechino per estensione: ogni famiglia non potrà possedere più di un cane per volta. La municipalità ha inoltre messo al bando quaranta razze canine considerate pericolose. Per i trasgressori, sono previste multe da 500 yuan fino a un massimo di 2.000 yuan (corrispondenti a 60 dollari).

Nel provvedimento, per mettere un freno al boom dei cani da compagnia, si dispone anche la registrazione degli animali, con la tassa ‘una tantum’ di 400 yuan. “Sempre più residenti posseggono cani, ma ciò è stato causa di incidenti. I cani – ha riferito a The Beijing News un funzionario locale di polizia municipale – disturbano o addirittura feriscono persone”. Il provvedimento prevede anche misure più severe sotto il profilo igienico-sanitario, come l’obbligo di vaccinazione antirabbica e un chip che fungerà da ‘carta di identità’ elettronica, con informazioni sia sul cane sia sul proprietario. Poche le eccezioni previste alla politica del “cane unico” e delle razze “bandite”, di cui potranno beneficiare i ciechi (c’è per esempio il pastore tedesco nella lista proibita).

La disposizione non è retroattiva, per cui le famiglie già in possesso di più di un cane possono continuare a tenere quelli in soprannumero. Qingdao non è la prima metropoli ad applicare restrizioni ai cinofili: lo hanno fatto a Chengdu, Harbin, Zhuhai, Changzhou e Nanchang, ciascuna con limitazioni di tipo diverso (a Harbin ad esempio i bandi riguardano i cani più alti di 50 centimetri al garrese). Altre città ci hanno provato, come la cantonese Jiangmen, ma hanno dovuto ritirare il decreto a causa delle massicce proteste di cinofili. C’è però anche – spiega la stampa cinese – chi si dice pronto ad aggirare il divieto, chiedendo a conoscenti senza cane di fungere da prestanomi per registrare il proprio cane in più. 
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